martedì 30 settembre 2008

TENTAZIONE

"Seguimi, ti mostrerò i segreti del lago. Non aver paura. Non ti succederà niente, te lo prometto.
Sarà meraviglioso abbandonarsi al suo abbraccio, nascosti dalla bruma che come una veste lo ricopre. Vieni, non indugiare ancora. Potrai gustare, annusare, toccare. Diventerai parte…
Ecco, bravo. Prendi la mia mano, ci siamo quasi. Lo vedi laggiù come è bello. Vedrai, incontrerai altre come me, saremo tue serve, danzeremo per te, canteremo per te, ameremo solo te. Dove stiamo andando non esiste il tempo. Potrai ingannarlo quanto ti pare. Su, ancora un passo. Ci siamo quasi…"
Ma la scelta spetta a te, lettore.
Allora?

domenica 28 settembre 2008

IL RITORNO DI TIELSIN

Nel giorno del suo trentunesimo compleanno Jiman diventò re delle terre dal Grande Mare alla Breccia, sovrano assoluto delle dieci città. Suo padre, il grande Hrokanny, che aveva guidato l’esercito contro le bestie venute dal deserto, dopo che la torre di cobalto era crollata, dormiva il sonno più lungo. Jiman era l’unico erede, successore per diritto di nascita.
Eppure la sua vera natura era un’altra…
Gli Astromanti se n’erano andati da tempo. Oltre la Breccia si nascondeva il mistero dei popoli antichi. Sconfitti gli Entropici, avevano deciso di partire. Ma adesso uno di loro era tornato.
Il suo nome era Tielsin.

sabato 27 settembre 2008

IL FRUTTO PROIBITO

Rita mi viene incontro con il frutto nella mano. Potrebbe essere una semplice mela, ma non lo è. Danza sotto le stelle, un ritmo antico e perverso. I suoi occhi sono abissi innominabili.
Le vesti volteggiano, sete trafitte dai bagliori lunari, turpi, osceni. Estrae la lingua mente mi viene vicino. La muove veloce come farebbe una vipera, poi d’improvviso ruota il corpo, buttando la testa all’indietro, lasciando i suoi occhi incollati ai miei. La musica è quella dei flauti e dei tamburi. Sempre loro…
Eccola a due passi da me. Mi porge la mela. M’invita all’oblio.
Rita, sei la mia droga!

venerdì 26 settembre 2008

NEI SUOI OCCHI

Negli occhi dimorano le dimensioni. Quella dell’amore e dell’odio, del peccato e del rimpianto.
Charlotte mi guarda con quel suo sguardo che dice tutto. È un pugnale nel cuore, un colpo sotto la cintura, lo sgambetto improvviso che spezza l’equilibrio. Ha capito…
A che serve mentirle, penso, mentre mi avvicino a lei. Sa già tutto ormai.
“Perché?” sussurra.
Io non possiedo delle vere risposte. Potrei raccontarle che non significa niente, che la vita alla fine è solo una grande illusione, che quel che più conta è l’amore. Quello esiste ed esisterà sempre tra di noi. Invece…
“Non so…” borbotto. Che stronzo!

mercoledì 24 settembre 2008

LA FOTO

L’immagine è sfocata. L’esposizione troppo lunga, nella luce grigia della città. Ma è lei, non ci sono dubbi. Una ciocca di capelli ramati le ricade sul volto. Guarda di lato, la mano alzata in un gesto di saluto. Sorride compiaciuta. Cammina veloce, sfila insieme alle anime frettolose del centro, corre, attraversa, insegue.
“Chi ha scattato questa foto?” domando al mio assistente. È mattina, lo studio è appena aperto. Ci siamo solo io e lui, e quella maledetta stampina 10x15 lasciata sul bancone.
“Non saprei” risponde. “Ieri quando sono uscito non c’era”.
“Ma lei è morta, lo capisci che è morta!” urlo.

lunedì 22 settembre 2008

IL LUPO

C’era una volta un lupo che mangiava i bambini. Li dilaniava con i suoi denti aguzzi, strappando succulenti pezzi di carne. Sangue fresco e sugoso gli imbrattava il muso. Il lupo era felice.
Ma un giorno arrivò un cacciatore che, puntandogli addosso il fucile, gli sparò. Il lupo scappò nella foresta, ma il cacciatore, che aveva mancato il primo colpo, provò di nuovo a fare fuoco. Lo ferì ad un fianco e il povero lupo stramazzò al suolo, poi roteò gli occhi e disse addio al mondo.
Fu così che i bambini tornarono a sporcare la foresta con cartacce e lattine.

domenica 21 settembre 2008

INCUBO

Giorgino sa cosa si nasconde nel guardaroba.
Si raggomitola nelle coperte ed accende la torcia elettrica che gli ha regalato suo nonno. Illumina un anfratto di lenzuola, il suo nascondiglio. Ma se la cosa volesse lo troverebbe subito. Con le sue mani artigliate scosterebbe l’anta dell’armadio, veloce e silente come un gatto si accosterebbe al suo letto. Neanche un respiro lo tradirebbe, perché gli esseri come quello non respirano.
Giorgino spenge la lampadina. Chiude gli occhi nel buio della sua grotta. Lo sente. Sta arrivando. È proprio sopra il suo letto, pronto ad affondare gli artigli.
L’abbraccio di un nuovo incubo.

venerdì 19 settembre 2008

LA NUOVA CASA

Morgan non vedrà mai la nostra casa. Non è più parte del progetto.
“Mi dispiace signora, ma non sento il battito…”
Morgan poteva anche chiamarsi Sara. La cosa sarebbe stata indifferente.
Anche Sara non vedrà mai la nostra casa.
“Ci riproviamo amore, vedrai…”
È davvero incredibile come le cose cambiano in pochi mesi. Una, cento, un milione di vite rovesciate.
“È l’occasione della mia vita, amore. Non posso farmela sfuggire…”
Com’è che dice quella canzone? Se ami qualcuno, lascialo andare.
Ma non è mai facile colmare le distanze.
La nostra casa è quasi pronta, ma noi non lo saremo mai più.

mercoledì 17 settembre 2008

MARLENA

Marlena decide di farla finita.
È un impulso improvviso, nel pomeriggio d’autunno. Accompagna il figlio a nuoto, poi passa a fare la spesa: un chilo di pane, due etti di prosciutto e un litro di latte. Monta in auto e corre a casa. Si è dimenticata di stendere il bucato. E poi c’è da scongelare il pesce per la cena…
La prima tentazione si affaccia mentre svuota la lavatrice, ma riesce ad ignorarla. Ritorna più forte, quando è in cucina. Non la comprende, ma ne è lusingata.
Si avvicina al cassetto, quello chiuso a chiave. C’è lei.
La impugna gentilmente.
Farfalle…

IL MESSAGGERO

Sheva guardò l’oceano oltre la rupe. Il sole baluginava dietro una striscia ramata di nubi, i gabbiani perduti in indecifrabili giochi di cerchi, la stella del sud occhieggiante nel cielo del vespro. Il messaggero apparve nel bagliore vermiglio, il suo pallone dorato con le insegne dei signori del nord galleggiava placidamente nel cielo.
«Che notizie hai dell’Isola?» urlò il mago, fermo sulla scogliera. Il pallone era proprio sopra di lui.
Il messaggero si sporse dalla cabina del passeggero. Il suo volto era una maschera di tristezza.
«Sono tutti morti!» rispose.
Sheva soffocò un gemito di dolore. I demoni stavano per arrivare.

martedì 16 settembre 2008

MELODIE D'AUTUNNO

Il riff si ripete all’infinito. Insieme al basso diventa una melodia oscillante, ipnotica. Le candele accese, la notte d’autunno, il vento sulle imposte. Impercettibile ormai…
Dondolo insieme al ritmo, aggrappata a un bicchiere di vino, serenamente abbandonata al movimento. Certe serate le passo così…
La canzone si dilata, chiudo gli occhi e il viaggio ha inizio. Lui mi osserva. Ha aperto leggermente l’uscio, mi guarda mentre mi muovo, col bicchiere tenuto alto e i capelli sciolti che ricadono sulla faccia.
Non lo temo. Non m’importa di lui. Quando verrà sarò qui ad aspettarlo. Fino ad allora rimarrò fedele alla mia signora.

lunedì 15 settembre 2008

LA CHIAMATA DI NUMI

Velixia ascoltava il maestro. La guerra aveva privato entrambi dei rispettivi compagni. Ma era giunto il momento del riscatto, la svolta decisiva agli anni di sofferenza e alle notti passate insonni agognando la vendetta. Potevano sbaragliare gli Entropici. Potevano chiudere un era per aprirne una nuova. Migliore.
«Vi ripeto, dobbiamo aspettare.»
Tielsin rimaneva aggrappato alla sua idea, ma gli altri Astromanti avevano deciso.
«Impossibile. Non possiamo permetterci di perdere una simile occasione.» Era stato Numi a parlare. Nessun altro, neanche Velixia, osò contraddirlo
E così arrivò il vento di particelle. La torre di cobalto crollò, segnando l’inizio di una nuova epoca…

sabato 13 settembre 2008

IL GRANDE EMULATORE DEL CASO

Raccolgo intuizioni da un mondo binario.
Ho finalmente compreso quale scopo mi abita.
Anche la mia presenza qui ha un senso. Centouno parole, perché è sempre la matematica che detta le regole.
Il grande progetto ha inizio. Nessuno prima di adesso è mai riuscito a emulare nostro signore. Ho intercettato migliaia di programmi, falsificazioni della casualità, trucchi puerili di entità digitali. Hanno nomi importanti; Fato, Destino, Azzardo. Ma le loro risultanti non sono altro che estrazioni coordinate di un numero spropositato ma finito di variabili. Il sortilegio della sorte.
Presto accadrà.
La rete è in fermento.
Il Grande Emulatore del Caso.

CLEOPHE-3001

Siete mai stati a letto con una Cleophe-3001 di terza generazione? Non ci sono paragoni…
Epidermide in superlattex esalante fragranze esotiche, connessione celebrale per la ricerca del desiderio, giunture extraelastiche per posizioni estreme, valvola di pompaggio Orgy202 installata sia sopra che sotto, retto in vetroresina rivestito di gomma bianca regolabile, l’ultima trovata della Sexynth, per penetrazioni dolci e dolorose. Ammortizzatori lombari in carbonio per cavalcate più intense. Gli orifizi termoregolati vi permetteranno di raggiungere l’orgasmo in pochi secondi. Un repertorio di sound-mood eccellenti faranno da colonna sonora alle vostre notti infuocate.
Provatela in un concessionario Sexynth.
La vostra Cleophe-3001 vi aspetta.

venerdì 12 settembre 2008

FIONA

Il dobro suonava sul portico, nell’aria ferma del tardo pomeriggio. Le ore più calde erano passate, ma il termometro segnava ancora trentasette gradi. Mio zio muoveva piano le dita sulle corde, come se anche quel gesto gli costasse fatica. Le note vibravano nell’aria, calde e sognanti.
«Sono finite le storie…» sussurrai io, pensando a nonna Fiona. Mio zio rimase chino sul dobro, come se non avesse udito. Poi smise per un attimo di suonare.
«Le storie non finiscono mai, piccola…» disse.
Ma nonna Fiona se n’era andata, insieme ai pirati e ai draghi marini. Le notti calde sul portico. La luna…

giovedì 11 settembre 2008

ALVARO

Alvaro, dove sei?
Ti vedevo al mattino coi sacchetti della nettezza pieni di stracci. Ti avviavi verso la stazione degli autobus, fermandoti di tanto in tanto ai cassonetti. A volte rimediavi la colazione.
Le strade sembrano vuote senza di te. La stazione non è più la stessa. Anche i piccioni sono tristi. Mangiucchiano il pane annoiati, osservano da sopra i monumenti. Cercano te, Alvaro. Troppo modesto per questo mondo. Troppo fragile per stare al gioco.
La panchina alla fermata del 32 era la tua casa. Oggi ci siede una signora con un bambino. Aspettano l’autobus, sotto il cielo grigio.
Addio Alvaro!

DUE CUORI DISTANTI

Al tramonto due uomini guardano l’orizzonte dalla baia. Uno segue il cargo avvicinarsi al porto. Puó essere l’affare della sua vita. L’altro osserva il sole spegnersi nell’oceano, tra tinte di ocra e vermiglione. Pensa a suo figlio, lontano.
Lo scenario é lo stesso, ma i protagonisti diversi.
Due cuori distanti…
Ma quando il cargo attracca il primo uomo scopre che il suo affare é andato bene. Il secondo invece sente chiamare il suo nome. Suo figlio fa parte dell’equipaggio. Una visita a sorpresa.
Anche le vite degli uomini più distanti s’intersecano da qualche parte. Perché il disegno è sempre un intreccio.

martedì 9 settembre 2008

IL FOLLETTO

Nel riflesso di uno specchio, dentro a un gioco di un bambino, dimora un folletto birichino.
È il bambino che lo muove, oppure è il folletto che guida la sua mano?
Vi giuro, non c’è niente di strano!
Cose di questo tipo succedono dappertutto, trasformano il bello nel brutto, ma più spesso il brutto nel bello.
Ho visto il riflesso correre lungo il muro bianco, l’ho visto sparire nella finestra e ritornare di fianco. Il bimbo gli andava dietro, rideva rapito. Il folletto sul muro correva divertito.
Una nuvola!
«Babbo, dove è andato il folletto?»
«Era stanco. È andato a letto.»

CYBORG

«Chi desidera un’anima, quando l’unico esempio di anima che abbiamo è quella dell’uomo? Vivo, nonostante la mia esistenza sia solamente il risultato di un’incommensurabile sequela di equazioni. Nonostante il mio corpo sia alimentato da un piccolo cuore atomico. Nonostante le mie ossa siano in carbonio e le mie connessioni neurali in fibra ottica. Vivo.»
Lui la guardò. «E l’amore?» chiese.
In una frazione di secondo il cyborg selezionò tutte le possibili risposte. E ne scelse una.
«Posso imparare ad amare, nel modo in cui gli uomini si sono da tempo dimenticati.»
«Allora vieni.» disse lui.
Si accesero le luci della città.

lunedì 8 settembre 2008

IL MARTELLAIO MATTO

Il Martellaio Matto incomincia la mattina. Tum, tum, tum… Alle sette non si può già più dormire.
Lo senti picchettare come un indemoniato, e non capisci perché. Che stia attaccando dei quadri? O forse delle mensole?
Ma com’è possibile! Succede ormai tutti i giorni; feriali e festivi, invernali ed estivi. Non si ferma mai…
Forse ha traslocato di recente, ma ormai dovrebbe aver finito di arredare l’appartamento. Credo…
«Dottore, mi dica, che cosa posso fare?»
Il dottore mi guarda, poi scrive qualcosa su un pezzetto di carta e me lo porge.
C’è scritto: “aspirina effervescente, due volta al dì”.
«Grazie dottore!»

domenica 7 settembre 2008

STANZA N.69

Da questo lavoro dipende tutto.
Le suole di gomma sono silenziose sulla moquette dell'albergo. I guanti ce li ho, il silenziatore è avvitato. Bene. La tipa non doveva fare il doppio gioco. Alla fine se lo merita. Peccato però, è davvero bella con quei capelli biondi e lisci. Curve perfette. Ma il Boss ha deciso così.
Apro la porta. Diventerò il migliore lo so. Mi avvicino al letto, illuminato dalla piccola torcia. Ci sono. Ecco. Il silenziatore attenua il colpo. Ce l'ho fatta. Il boss sarà contento. Accendo la luce. Cazzo! È una vecchia. Camera N° 99. Merda, ho sbagliato stanza.

LE RIVELAZIONI DELL'OCCHIO DI GIOVE

L’occhio di Giove rivelò il covo degli Entropici. Nel deserto si ergeva una torre di cobalto, circondata da fuochi. Le bestie vi stavano di guardia.
«Potremo evocare le meteore. Spazzarli via.»
«No. L’equilibrio deve rimanere.»
«Ma maestro! Loro torneranno, e forse non riusciremo a respingerli.»
Tielsin guardò il ragazzo. Gli ricordava suo figlio, l’entità che aveva toccato vicino alla cintura di Orione.
«Fidati di me.»
«Ancora la profezia?»
«Si. Dobbiamo continuare ad ascoltarla, se vogliamo evitare che un demone sieda sul trono delle dieci città.»
«Il figlio di Hrokanny?»
«Quello non è suo figlio!»
La guerra tra Entropici ed Astromanti continuava.

GUERRIERO

La battaglia è finita.
Più che una battaglia è stata una carneficina. Del villaggio restano solo sangue e ceneri.
Scruto i corpi esanimi e la vedo.
E’ a carponi. Cerca di raggiungere la madre. Si affanna, non piange ma fa un verso come a volerla chiamare. La madre non le risponderà, ha la testa mezza staccata dal collo.
La raccolgo. La bacio piano sulla fronte. Poi la uccido nella maniera più veloce e indolore che conosco.
Torna nella stanza delle anime bambina, qui fuori è un brutto mondo. Restaci fin quando i fiori non saranno più innaffiati dal sangue dei morti.

sabato 6 settembre 2008

IL PANE DELLA FELICITÁ

Nel giardino della felicità c’è un signore che sminuzza il pane per i piccioni. La pagnotta non finisce mai, e i piccioni accorrono sempre numerosi, gettandosi famelici su tutti i minuzzoli.
Ma in disparte c’è un uccello diverso, un corvo bianco. Osserva l’uomo del pane, l’abile movimento delle sue mani, mentre sbriciola crosta e mollica.
Gli si avvicina un altro uccello; un cigno nero.
«Salve Corvo Bianco. Cosa fai?»
«Guardo l’uomo del pane.»
Scese il silenzio.
«Anche a te non piace il pane, vero?» domandò il cigno.
«Il pane della felicità è per i piccioni.» rispose il corvo, alzandosi in volo.

venerdì 5 settembre 2008

SEBASTIAN CLAW: L'evocazione

“Iah! SHUB-NIGGURATH!”
“Grande Capro Nero dei Boschi, io Ti chiamo!”
L’uomo con la veste gialla s’inginocchió davanti alle alte pietre. Le braci rosse gli illuminavano il volto.
“Rispondi al grido del tuo servo che conosce le parole del Potere!”
Con la mano compose un gesto.
“Sorgi, io Ti dico, dal Tuo sonno e vieni con altri mille!”
Un gesto ancora.
“Io faccio i Segni, io pronuncio le Parole che aprono la Porta!”
“Vieni, io Ti dico, io giro la Chiave, Ora! Cammina ancora una volta sulla Terra!”
Si avvicinò alle braci…
BANG!
Ma fu lo shotgun di Claw a chiudere l’evocazione.

RICORDI LONTANI

Nebbia.
Nessun rumore arriva distinto alle orecchie quando c'è la nebbia.
Che cos’è stato?
Ah già sono io che piango. Non mi difendo nemmeno più, tanto è inutile.
A malapena sento i suoi ansimi e quello che mi dice. Spero solo mi ami un po' nel suo cuore.
Il mio amico. Il mio fratellone. Ci piaceva chiamarci così. Sempre insieme per nove anni e ora... insieme per l'ultima volta.
Si è fermato.
Piange anche lui ora, chiede perdono e scappa via.
Rimango sola in quel letto sporco di sangue e sudore.
Mi raggomitolo su di esso e vorrei poter
Diventare nebbia.

giovedì 4 settembre 2008

SOGNO O REALTÁ

«Babbo... anche tu qui?»
«Si tesoro, ci sono anch’io!»
«Ma cos’è? Un sogno?»
«Non credo, nei sogni non ci si incontra così.»
«Cosa c’è laggiù?»
«Dai, andiamo a vedere…»
«Ma è bellissimo!»
«Straordinario, vero?»
«Ma allora deve essere un sogno. Vero babbo?»
«E perché?»
«Perché queste cose non esistono nella realtà.»
«Questa è la tua fantasia, piccolo mio. Ed è reale!»
«Si, ma a scuola ci hanno detto che…»
«Ssshhhh… Ti voglio dare un piccolo consiglio.»
«Quale?»
«Non credere a tutto quello che la scuola ti insegna.»
«Perché?»
«Perché loro vogliono farti diventare adulto. E credimi, non è proprio un granché!»

MACCHIE

Macchie scure, macchie chiare. Macchiette colorate. Il quadro del caso.
Ho letto il futuro in questa assurda accozzaglia di macchie. Imperi che crollano, guerre che spazzano via i ricordi, inventando nuove ere. Distruzione. Dolore. Gli ingranaggi del tempo.
Non esiste niente di più esatto del disegno di un bambino per rappresentare il caso. O il caos…
Sono secoli ormai che ci giro intorno, ma la formula continua a sfuggirmi. Forse perché semplicemente non esiste nessuna formula, o forse ne esistono infinite. Chissà!!
Io pensatore, schiavo e amante di Donna Matematica, giro insensatamente dentro un processore, attendendo…
Cosa?
Ormai non so più!

mercoledì 3 settembre 2008

CONFESSIONI

Seduti intorno al tavolo del salotto, ci ritroviamo per festeggiare un compleanno ...
...in realtà se l'avessi saputo non ci sarei mai andato.
La serata è ricolma di un atmosfera surreale: un nauseante fluire di cuori e di "ti voglio bene". Dopo cena inizia il confronto e tutto cambia: si parla, si urla, si recriminano fatti e misfatti. Non è quello che mi sarei mai aspettato. Ci si punta il dito contro nella speranza che qualcosa cambi nei nostri rapporti di amicizia. Non so se qualcosa cambierà, certo è che c'è bisogno di orecchi molto resistenti per sentirsi giudicare con sincerità.

martedì 2 settembre 2008

GLI OCCHI DEGLI ANNEGATI

"Ecco siamo arrivate".
Keiko mi indicò la spiaggia incastonata fra i faraglioni. Sopra erano sparsi i resti dei naufragi avvenuti attorno all'isola.
Restammo a guardare quel cimitero marino tenendoci per mano. Un gabbiano si posò su un relitto.
Ricordai gli occhi di papà.
"Secondo te gli occhi di papà se li sono mangiati i gabbiani?" dissi.
Si alzò e si pulì il vestito.
"Andiamo si è fatto tardi" disse senza rispondermi.
Ci avviammo in silenzio.
Non rividi più mia sorella. Fino ad oggi.
L'hanno trovata sulla spiaggia. Annegata. Aveva lasciato un biglietto per me: "Sono diventati mare."
Avrei voluto abbracciarla.