giovedì 31 luglio 2008

L'INIZIAZIONE

«Papà, tu qui?!»
Lo sguardo del vecchio si posò sull’aspirante adepta. Le neri vesti dei quindici sacerdoti giacevano riverse sul freddo pavimento del tempio, insieme a quella ridotta a brandelli della ragazza.
«Innanzi all’Entità Cosmica, tu non sei mia figlia. Sei farina di stelle, cellula del disegno.»
Gli uomini le si fecero appresso. Lei continuò a rimanere aggrappata alla sua umanità. Poi avvertì il tocco di una, dieci, venti mani. Le carni si fusero in una danza di nervi e mucose, gemiti e rantoli, fragranze e sughi. Non una banale ricerca del piacere, ma il sigillo immacolato di una grande iniziazione.

FIORI DI CIGLIEGIO

Zojo-tenno spostò una pedina sulla scacchiera mentre Sakura suonava il koto sotto al portico del tempio. Tamon-ten sorrise "dopo quattrocento anni ancora non hai imparato a giocare a shogi... scacco matto!"
Il samurai bofonchiò e Sakura rise divertita.
Dopo alcuni minuti silenziosi il bonzo domandò ai due amici: "cosa vi manca della vostra vita?"
Zojo-tenno si versò piano del saké."Il tepore del sole" disse Sakura.
"Il mio villaggio" rispose Zojo-tenno. "E a te?"
Tamon-ten chiuse gli occhi un istante e ispirò profondamente l'aria fresca della notte. Riaprì gli occhi guardando il giardino del tempio.
"Il profumo dei ciliegi in fiore..."

LA PROFEZIA

Le stelle parlarono. L’Astromante tracciò le traiettorie sul libro dei presagi. Le comete potevano sempre alterare il disegno, ma il loro passaggio era fortuito. L’ultima pennellata del caso.
L’erede al trono dormiva tra le braccia della regina. Il suo nome era Jiman e una volta diventato adulto sarebbe stato re.
Ma gli astri sapevano. Quel bambino non era il figlio di Hrokanny, sovrano assoluto delle terre dal Grande Mare alla Breccia. Era il frutto di un incontro sacrilego, consumato nelle intercapedini di assurde dimensioni; le magioni dei demoni.
La profezia era pronta. Un giorno qualcuno l’avrebbe raccolta. Anche quello era scritto.

mercoledì 30 luglio 2008

ARENTY

Nei bui corridoi della base sotterranea Antartica, si odono solo i brusii dei processori più potenti del mondo. Nessuno sa che cosa accade là sotto.
Il vecchio col camice siede davanti a un gigantesco schermo. L’uomo alto col sigaro se ne sta in piedi accanto al vecchio.
«Ci sei riuscito?»
«La struttura del programma è stata alterata. Non rilevo intolleranze. Si, abbiamo un Entità Artificiale.»
L’uomo alto sputò del fumo verso un intreccio di luci al neon.
«La chiameremo Arenty. Ora, caricala nel soggetto.»
«Sissignore!»
Per la razza umana quello fu l’ultimo tentativo di emulare Dio. Poi iniziarono le grandi guerre…

UMANITÁ

Miroku era seduto al tavolo della mensa della ditta.
Davanti a lui una ciotola di kurighoan. Mentre separava le waribashi vide, ferma davanti alla vetrata del ristorante, una ragazza con un cappello. Il vento le smuoveva la gonna a fiori e i lunghi capelli neri. Improvvisamente una folata più forte le fece volare via il cappello e lei si mise ad inseguirlo. Sembrava una bambina che rincorreva un aquilone.
Quella scena gli scaldò il cuore. Per un istante si sentì partecipe di qualcosa più grande di lui. Capì il senso dell'umanità.
Sorrise, abbassò lo sguardo e si rimise a mangiare il kurighoan.

LA DONNA CHE PARLA AI CADAVERI

Cadono gocce di luna sullo smalto che ricopre le sue unghie. Se ne spezza un’altra, mentre le mani affondano nella terra smossa. Per amore si fa questo ed altro… e non è la prima volta.
Katelina riesuma i cadaveri per farli parlare. Il sortilegio è antico, un segreto perso nella notte dei tempi. Ha bisogno di sapere se lui le ha detto la verità. Se fosse così, avrebbe richiamato tutta l’oscurità che dimorava in lei per riuscire a salvarlo. Le tenebre che spazzano via le menzogne, urlando il loro bisogno di verità.
Per amore si guarda in faccia alla morte… ridendo.

martedì 29 luglio 2008

THE END

Kiyoko guardava l'orizzonte.
A Tokyo si festeggiava lo Shunbun no hi ma lì, ai bordi della Città Vecchia, le luci della festa venivano inghiottite dal nulla.
Presto sarebbe arrivato Soichiro e finalmente tutto avrebbe avuto inizio... o meglio, sarebbe terminato.
I fari di una moto illuminarono le sue spalle.
Kiyoko guardò Soichiro e fece un cenno con la testa indicando la sacca contenente l'esplosivo.
"Cambierà qualcosa?"
"Tranquilla Ki-chan il Satellite di Controllo non terrorizzerà più nessuno. Dopo questa notte saremo liberi!"
Kiyoko si guardò indietro, poi salì sulla moto. Soichiro partì e assieme sfrecciarono verso l'ascensore orbitale, verso un nuovo futuro.

lunedì 28 luglio 2008

IL DISEGNO DI TALASSA

Il magazzino era una trappola. Per miracolo erano riusciti a sfuggire alle guardie di palazzo. Urol non ce l’aveva fatta. Il destino della città era adesso nelle loro mani.
Ciazo guardò Talassa la fattucchiera; due occhi colmi d’odio.
«Perché hai salvato lui?» lo sguardo furibondo si posò su Zolgar.
«Solo un demone potrebbe salvarci, ora!«
Il demonologo muoveva già le mani. Mentre evocava la salvezza, domandò il sacrificio.
«È tutto scritto. È arrivato il mio turno!«
Guidata dal dolore e dalla disperazione, la spada del ranger trafisse il gracile corpo della vecchia. Allora l’orrore giunse, portandoli in salvo, chiudendo il disegno.

L'ERRORE

«Abbiamo perso anche Merial» disse il guaritore all’allievo, lo sguardo perduto oltre l’oblò. Il ragazzo aveva gli occhi illuminati dalle esplosioni che si ripetevano in sequenza sulla superficie del pianeta.
«Dov’è diretta la nave, maestro?»
«Oujes, il settimo mondo. Oltre quello ci aspetta l’infinito.»
«Il Sole Nero arriverà anche laggiù?»
«Si. Non si fermerà.»
I Guaritori rimasero in silenzio, in bilico tra paura e rassegnazione. Il ronzio dei motori vibrava distante. Il resto dell’equipaggio non si muoveva dalla cabina di comando. Erano soli.
«Cos’è il Sole Nero?» domandò infine il ragazzo.
Il maestro gli regalò un sorriso amaro.
«Un errore» rispose.