mercoledì 31 marzo 2010

LADY DIED

L’agente P. del MI6 puntò il laser negli occhi di Henri.
Seguì il rumore assordante di lamiere sbattute.
In quei pochi attimi che le rimasero ripercorse la sua vita.
Gli unici eventi felici la riconducevano ai due figli, a Dodi, a quella parte di lui che stava prendendo forma dentro di lei.
Lo aveva scritto in una lettera, esprimendo il timore che potesse accaderle qualcosa, che tutta quella serenità ritrovata potesse finire improvvisamente.
Seduta, abbracciata a lui sul sedile posteriore, aveva scordato i tradimenti del marito, sopportati per la ragion di Stato.
Un nipote di origini arabe era troppo scomodo.

IL PROBLEMA

Una domenica come tante.
Ormai da troppi anni le trascorreva alla stessa maniera.
Anche quella mattina si svegliò con una malinconia maggiore rispetto al giorno precedente.
Dalla finestra osservava quella pioggia fitta e sottile, scendere silenziosamente.
Era a rischio di burnout, per tutte quelle situazioni che quotidianamente viveva, in cui vi era avvolta, suo malgrado.
Ricacciò indietro quelle lacrime che le stavano gonfiando gli occhi.
Ripensò alle parole di una sua amica: “Dovresti trovarti qualcosa di nuovo, di diverso, al di fuori di tutto. Il fatto è che poi devi ritornare a casa, e lì trovi un problema irrisolvibile. Il problema.”

lunedì 29 marzo 2010

I PRETI DI SATANA Pt 3

Era Igor, ma in una forma nuova. Con noi c'erano anche gli altri della gang, amici di scuola e di viaggio. Insieme fluttuavamo in un cielo indaco, come aquiloni rubati alle mani dei bambini. Quello era il Vortice, una dimensione a metà strada tra la musica e lo sballo. Solo gli sciamani più in gamba di Rock City erano in grado di far nascere una rosa nera. Crescevano nel sottosuolo, dove si diceva dimorasse lui, il diavolo...
Igor mi guardò negli occhi come se volesse leggermi l'anima. Gli sorrisi...
Plesure intanto era arrivata al secondo ritornello, e noi eravamo totalmente fuori.

AMANTI

Spense le luci, per addormentarsi sotto le coperte.
Non ebbe tempo per fingere.
La sua non fu una recita.
Ripensò a lei: carezze sussurrate senza alcuna pretesa, quel sì urlato dal cuore e nel cuore.
Non esistono nomi tra i discorsi che possiedono le menti, dove le catene si sciolgono tra i legami serrati, dove ognuno è ostaggio: anche di se stesso.
Nessun sogno, né piano, nessuna promessa, solo baci a lenire quelle ferite che qualcuno aveva inferto.
“Nessuno vince, nessuno perde”, gli disse nel salutarlo.
Ed una coltre di stelle per il suo giovane amante, fino al loro prossimo incontro.

I PRETI DI SATANA Pt 2

Igor spezzò il fiore come fosse Gesù. I petali andavano messi sotto la lingua, poi chiudevi gli occhi e contavi fino a dieci. Se la spinta era forte potevi raggiungere la giusta frequenza ed entrare nel Vortice. Laggiù poteva succederti di tutto, anche incontrare Sebastian Simmons, il chitarrista dei Purplemath. Lui si che ci andava pesante con quella roba!
Ricevetti il dono come un ostia ed abbassai le palpebre. Venni risucchiata in un turbine di tepore. In sottofondo potevo udire distintamente le note di Plesure, la hit del momento. Per un attimo temetti di perdermi, poi qualcuno afferrò la mia mano...

sabato 27 marzo 2010

GLI OCCHI DEL DIAVOLO

Lui amava due colori: il rosso ed il nero. Di nero si vestiva, dismessi gli abiti bianchi che quotidianamente indossava. Come quella sera, al “mattatoio”, un locale insonorizzato, preso in affitto in una zona di passaggio. Lei era legata alla croce di sant’Andrea, dissetata di ketamina.
Il bianco perlaceo adornato di rigagnoli rossi. A quella vista, lui iniziò ad eccitarsi, le sue mani cominciarono a muoversi in due direzioni. Una toccava il sangue sgorgare dalle ferite inferte, l’altra si esercitava su di lui, tra gli inguini.
Giunse il gemito di entrambi, si fermò: anche i suoi occhi erano rossi.

I PRETI DI SATANA Pt 1

Il ragazzo si chiamava Igor, magro come un giunco, i capelli riccioli e corvini gli ricadevano sul volto. Esibiva disinvolto un enorme tatuaggio sul braccio destro, che dal polso saliva fino alla gola, la testa di un cobra con le fauci spalancate. Quello non era un semplice tatuaggio, ma un segno di riconoscimento. A Rock City venivano chiamati Preti di Satana. Alcuni dicevano che bazzicassero le fogne e se la intendessero per davvero con Belzebù. Organizzavano concerti illegali, spacciavano petali di rose nere e aiutavano le star a liberarsi dei ceppi che le legavano alle major.
Insomma, erano gente a posto.

lunedì 22 marzo 2010

GROUPIE

Era di una bellezza mozzafiato.
Amava lui e la sua musica, ne era la musa ispiratrice.
Lo aveva seguito ovunque, fino a Rock City.
Non aveva un soldo, l’unica sua ricchezza era la dirompente freschezza e sensualità.
Urlò a Mr Smith della Dream Records il suo disprezzo, gli sputò in faccia il suo rifiuto: le aveva offerto migliaia di dollari per convincere Mike a firmare un contratto con loro.
Raggiunse trafelata lui e la band, il vecchio pulmino VW era pronto per partire.
“Dai, piccola, salta su, qui abbiamo finito.”
Lo baciò fino a toglierli il fiato: il loro sogno continuava.

sabato 20 marzo 2010

IL COLORE AFFLUISCE NEL PUNTO

Lui stava placidamente russando.
Era tranquillo, la bottiglia di rosso era vuota.
Si alzò da terra, dove giaceva raggomitolata.
Sciolse l’abbraccio delle mani attorno al capo.
Si spogliò silenziosamente, lasciandosi riscaldare dal getto della doccia.
Sfiorò delicatamente quelle macchie violacee, impresse con rabbia sulla pelle perlacea.
Truccò gli occhi per nascondere i segni del pianto, si vestì elegantemente, mise in borsetta le pastiglie che lui assumeva.
Il giorno dopo, nel parco comunale, notarono una donna seduta su una panchina: sembrava stesse dormendo.
Qualcuno a casa stava bestemmiando perché il caffè non era pronto, ma lei non avrebbe udito più nulla.

CITARSI ADDOSSO

Era invidiosa di Elisa, ne imitava il look, il modo di atteggiarsi, l’ironia.
Perché una semplice impiegata dell’ufficio acquisti suscitava interesse in colleghi e superiori, Matteo compreso?
Quarantenne, celibe, capo area del settore automazione.
Daniela, laureata, direttore del settore soluzioni finanziarie, sfoggiava gli innumerevoli master bocconiani come una pelliccia di visone.
Gli si sedette di fronte, in mensa: lo sommerse parlandogli dell’ultimo libro di Fabio Volo, di leasing, di venture capital, inframmezzando locuzioni latine.
Matteo vide Elisa pranzare da sola.
Si alzò per raggiungerla.
“Imago animi sermo est: qualis vir, talis oratio” rispose allo sguardo furente di Daniela.

martedì 16 marzo 2010

ASK NOT

Nonostante fosse Novembre, il sole picchiava maledettamente in cima a quel tetto rendendo molto difficile il lavoro.
Salendo le scale l'uomo non si era reso conto di aver proiettato la sua ombra attraverso la finestra; di quell'immagine si sarebbe parlato per anni, come del resto di tutta la giornata.
Finalmente il corteo arrivò, bello, imponente, la folla ai lati della strada si sbracciava a più non posso.
Aspettò che le auto sfilassero, lente e lucidissime sotto il sole; il momento propizio stava per arrivare, l'occhio che teneva chiuso iniziò a fargli male....
....improvvisamente la testa del Presidente esplose!

giovedì 11 marzo 2010

AFFOGATI ALLA NUTELLA

Una brava ragazza, tutta casa, chiesa e lavoro.
Riempiva freneticamente le giornate, era bulimica di iperattività.
Nella fine settimana passava da una cena ad una festa, da una gita ad un cinema.
Organizzava eventi in maniera spasmodica, frenetica ed ossessiva.
Circondarsi di persone, anche dissimili fra di loro.
Annegare in un oceano di parole inutili per convincersi di essere un leader.
Non voleva fermarsi, ricordarsi di Andrea, che le aveva preferito Giulia, di Matteo, ora padre di due gemelli, di Bruno che conviveva con Anna.
Nelle ore piccole, sintonizzata su Glamour Plus, li affogava nella Nutella, unici colpevoli dei suoi fallimenti.

VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA

Tra le montagne ed i ghiacciai eterni della Patagonia, la mia troupe scovò un pertugio nella roccia, più scuro della notte, che a urlarci dentro il suono delle nostre voci veniva come risucchiato. Ci calammo lentamente ma le corde erano troppo corte. Allora, dondolandomi, afferrai un incavatura nella parete rocciosa e raggiunsi una sporgenza, che era anche l'inizio di un sentiero che si perdeva nelle viscere della terra.
Camminammo per sei giorni, fino al limite delle nostre forze. Quando fummo sul punto di arrenderci, una luce si accese davanti a noi, rompendo quell'oscurità opprimente.
Era la luce di un nuovo sole.

martedì 9 marzo 2010

FARFA E SHAULA

Un bozzolo iridescente, appeso sul ramo più basso dell’albero, circondato da foglie secche.
La femmina di scorpione lo aveva visto.
Era la sua ghiotta preda.
Non riusciva ad afferrarlo con gli artigli, risultava sfuggente, avvolto com’era in un’essenza serica, sconosciuta.
Col veleno del suo pungiglione irrorò anche il terreno circostante, impedendo ad altri animali di avvicinarsi.
Per ucciderlo.
Lo vide ingrossarsi nei mesi, diventare sempre più luminescente.
Aveva fame.
Una mattina notò le pratoline fiorite, il bozzolo spaccato, ma nessun altro attorno.
La farfalla stava appoggiata sul ramo del nocciolo, pronta a volare con le sue ali colorate.

TRAUMA

I tre ragazzini avevano fatto appena in tempo a correre in casa quando il temporale si scatenò.
Era una calda sera di giugno, mese ideale per un compleanno e durante il pomeriggio il sole aveva allietato i loro giochi; improvvisamente grandi nuvole nere avevano oscurato il cielo.
Si erano rifugiati in un capanno ed atteso la cena sfogliando un fumetto porno.
Ora stavano appiccicati alla finestra aspettando i bagliori e le esplosioni.
Improvvisamente un lampo ed un boato terrificante li investrono facendoli urlare e scappare terrorizzati.
Oggi due fanno gli scrittori a tempo perso, di uno si son perse le tracce!

lunedì 8 marzo 2010

L'ERBA DEL VICINO È SEMPRE PIÙ VERDE

Il portatile rotto, gli chiese se poteva utilizzare il suo, doveva redigere una relazione per il giorno seguente.
Nella fretta, aveva gettato il promemoria nel cestino.
Accanto al documento word, trovò varie immagini jpg.
Dimenticate.
Le ripristinò.
Lo vide in inequivocabili immagini e pose con molte, altre donne.
BBW, diametralmente opposte a lei, che incarnava l’essenza e la dolcezza della femminilità.
Si rese conto di non conoscerlo, dopo anni di convivenza.
Si chiese dove e come aveva sbagliato.
Fu scossa dalla sua domanda: “Hai finito? Cosa c’è per cena?”
La mattina dopo si pesò, la bilancia segnava due chili in meno.

domenica 7 marzo 2010

È PRIMAVERA

Fu costretto a scendere precipitosamente dalla bicicletta.
Ancora uno strattone, e sarebbe caduto a terra. Con decisione iniziò a ritrarre il guinzaglio, schiacciò il pulsante per riavvolgerlo. Ora Jack era al suo fianco, ma continuava, imperterrito, a puntare quella femmina di bolognese che stava scorrazzando nel parco. Tendeva la cordicella che pareva spezzarsi, che il collare potesse strozzarlo. Jack si ergeva sulle zampe posteriori, smanioso di raggiungerla. Scodinzolava, abbaiando verso la passione, che ricambiava le attenzioni. Lo raggiunse, si annusarono.
Osservavo la scena seduta su una panchina, sorridendo divertita. L’uomo si rivolse a me, ricambiò il mio sorriso dicendomi: “E’ primavera”.

sabato 6 marzo 2010

DANCE

Stanotte ti ho sognata e nel mio sogno ballavi. Ti libravi nello spazio leggera. Immersa nel tuo mondo nulla poteva disturbarti, nulla poteva penetrarti. Io ti guardavo danzare come mai avevi fatto prima ed una luce azzurra dall'alto ti avvolgeva. Così vicina ma così distante, con le tue movenze estremamente naturali mi hai conquistato, stregato. Desideroso di te, ti chiamavo prima piano, con un alito di voce poi sempre più forte nella speranza che tu venissi da me. Non dicevi nulla, tacevi mentre io ero esausto, consumato.
Poi d’improvviso sei sparita ed il mondo, di nuovo, è tornato a girare.

venerdì 5 marzo 2010

LA FINESTRA DI FRONTE

Da questo finestra ti osservo.
Al buio, per meglio vedere la tua luce, i tuoi movimenti.
Danzi dalla cucina al soggiorno, al suono di una musica che solo immagino.
Una lente riduce le distanze.
Ti ho raggiunto, ora sono lì, accanto a te.
Divento il tuo insegnante di lingua tedesca, ti parlo con i versi di Rilke, tu mi rispondi declamando i Lieder di Brecht.
Sorridi parlando al telefono, una conversazione che non è per me.
Ammiro la scena da questa mia platea, mentre ti fai bella per uscire.
Muto ed immobile resto qui, guardo il sipario che silenziosamente si chiude.

martedì 2 marzo 2010

THE HEART IN B.E.D.

I lineamenti erano gradevoli, non poteva definirsi una brutta ragazza, ma quelle decine di chili in più facevano la differenza.
Da quando lui l’aveva lasciata, l’alimentazione incontrollata era la sua compagna.
Guardava invidiosa amiche e colleghe, fasciate nelle loro mise aderenti, appagate dai propri compagni.
Quotidianamente cercava un pretesto per attaccar bottone col vicino di casa, coetaneo e single: spese condominiali, uova che aveva scordato d’acquistare.
Per caso, lo vide baciare un suo gemello, a notte fonda, nel tunnel dei garage.
Una volta a casa, prese fili e perline, compose decine di forme uguali, luccicanti e colorate.
Cuori di varie dimensioni.

WAITING FOR

Sotto la pioggia battente, mentre i lampi illuminavano la montagna, aspettava alla fermata del bus, poco prima dell'ultima corsa.
Aveva detto che dovevano incontrarsi lì alle sette, così in tutta fretta aveva raggiunto il posto indicato. L'aveva desiderato da molto tempo questo incontro, sapeva che sarebbe stato fondamentale per il suo futuro e per la sua intera esistenza. Con lo stomaco sotto sopra, teneva stretta la cinghia della borsa con entrambe le mani, mentre giocherellava con le unghie e si mordeva il labbro. Erano le undici di sera e ancora non era arrivato nessuno.
Il destino si faceva attendere.