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martedì 8 febbraio 2011

LASCIAMI PARLARE!

La cena era perfetta, ma lui ebbe da ridire sul condimento dell'insalata di radicchi selvatici. Troppo aceto, e poi a lui piaceva quello normale, non balsamico. Lei provó a controbattere, ma lui le mise un dito sulle labbra e sorrise. Piú tardi lei provó a sintonizzare il canale delle prime visioni, ma lui le spiegó perentorio, ma con gentilezza, che avrebbe visto il suo talk show preferito. Lei non seppe cosa dire e andó in cucina a fumarsi una sigaretta. Quando lui fiutó il fumo le chiese, ringraziandola in anticipo, di spegnerla. Fu a quel punto che lei afferró le forbici.

martedì 28 dicembre 2010

AMANDA

Quando ripenso ad Amanda mi lascio ingannare dalla convinzione che non abbia minimamente sofferto. Certamente non si aspettava di finire così…
Ci siamo frequentati per nove mesi come una coppia normale, con le uscite del sabato e della domenica, il cinema del mercoledì a metà prezzo, le vacanze al mare e i finesettimana in campagna dai suoi. Avevamo anche deciso di bruciare qualche tappa… beh, a lei non sarebbe dispiaciuto che la portassi all’altare.
Una sera di ottobre mi prese una strana voglia. Mentre stavo sopra le chiesi di girarsi. Lei obbedì, ma non si aspettava le mie mani sul collo.

lunedì 13 dicembre 2010

VENDETTA

Lui l’aveva legata al vecchio radiatore della cantina, buia e odorante di muffa. Le aveva fatto mangiare carne in scatola e cioccolatini avariati. L’aveva terrorizzata con le gabbie dei ratti, col rumore del trapano puntato alle tempie e con le tenebre opprimenti di quella prigione. Davanti a lei si era masturbato fino allo svenimento, ma non l’aveva neanche sfiorata. Non poteva. Non ci riusciva…
Durante i settantatré giorni di prigionia lei ebbe solo un’opportunità, e non se la fece sfuggire. Mentre eseguiva il suo ultimo gioco, gli tolse dalle mani il trapano e senza esitare ridusse in poltiglia la sua faccia.

mercoledì 27 ottobre 2010

LETTURE INTERROTTE

I ragazzini giocavano per strada davanti a casa, con un pallone sgonfio e un vecchio boomerang di legno. Ve n'erano di tutte le razze ed i colori. Il sabato pomeriggio era così, soprattutto in quelle belle giornate d'aprile.
Io il sabato pomeriggio mi metto sempre a leggere. Leggo molto, ma se i ragazzini fanno troppa confusione mi distraggo, perdo il filo e allora... mi arrabbio.
Dalla finestra beccai un muso nero col mio Remington 700. La testa gli esplose come un'arancia. Prima che i suoi compagni potessero dileguarsi ne feci fuori altri tre. Poi finalmente riuscii a finire il capitolo.

martedì 29 giugno 2010

LA BALLERINA

Girava, saltava, si contorceva soltanto per me. In sogno veniva a trovarmi ogni volta che che lasciavo le porte della mente spalancate. Questo succedeva di solito quando non ne potevo più dell'ufficio e me ne andavo in campagna, a casa di Guglielmo. Lui mischiava fiori esotici a radici campestri. La tisana faceva rilassare ed apriva la mente, a quanto diceva il mio amico, ed allora arrivava la ballerina.
Potevo distinguere un arco dietro di lei, e più oltre una scura foresta. Sapevo che la foresta significava qualcosa di definitivo, ma non specificatamente qualcosa di brutto.
“Intratteniamoci insieme, fino a quando durerà...”

sabato 29 maggio 2010

GIOCHI DI GUERRA

“Ehi ragazzino, avvicinati un po'...”
Il vento del deserto, incanalatosi tra lo rovine della città, fece alzare una nube di polvere attorno alla jeep. Il marine si tolse gli occhiali scuri per pulirseli alla giacca della mimetica, il bambino invece non ci fece caso e timidamente si fece avanti.
“Ti va di giocare?” sorrise l'uomo, porgendogli una palla ovale, di quelle da football americano. Poi la scaraventò con forza oltre un'alta siepe. “Valla a prendere, dai!”
Due minuti più tardi una forte esplosione squassò l'aria attorno al soldato.
“Il campo è minato, sergente. Meglio prendere un'altra strada.”

martedì 27 aprile 2010

POENA

L'amministratore delegato della multinazionale farmaceutica si stupì di trovarsi ancora prigioniero del suo corpo flaccido. Sperava che col trapasso le cose cambiassero, invece... Faticava a trascinare le sue membra lungo quel corridoio odoroso di fuliggine. Avanzava verso un chiarore, un riverbero, ma non riusciva a mettere a fuoco le immagini. Qualcuno lo stava aspettando.
Si ritrovò davanti ad una figura massiccia, cornuta, avvolta dalle fiamme. L'essere stringeva tra le mani unghiate un enorme fallo nerboruto.
- Succhia il cazzo di Satana, mio devoto... - disse una voce ombrosa.
- Ma... - balbettò lui.
- Ma cosa? Apri la bocca, dai...

mercoledì 7 aprile 2010

RIGENERATORE DI SANITÀ

Arrancai verso il deck, le gambe gelatinose e la bava alla bocca. Non ricordavo l'orrore che mi si era presentato, trasformandomi in una sottospecie di ameba paglierina. Solo l'odore di cordite sulle mie dita giustificava le ricariche vuote dello shotgun. Quella cosa, la cui immagine aveva scavato nella mia mente estirpando ogni radice della ragione, doveva aver assaggiato un bel po' di piombo.
Accesi il processore e afferrai lo spinotto. Indeciso se cercare il plug-in dietro l'orecchio o infilzarmelo nell'occhio destro, scelsi la prima opzione. Il programma iniziò subito a ripristinare i collegamenti tranciati.
Sentii rifluirmi dentro la sanità mentale perduta.

domenica 17 gennaio 2010

PAMELA

Dovevo assolutamente trovare l'assassino di Pamela, non per vendicarla ma per riuscire finalmente a dormire la notte. Appena chiudevo gli occhi lei arrivava, con quel vestitino bianco a fiori tanto grazioso, lo stesso che indossava quando la trovammo riversa nel vicolo dietro il Saturnia, il locale dove lavorava.
Dopo aver interrogato ogni inserviente di quel postaccio, mi convinsi che l'assassino non poteva nascondersi lì. Nel frattempo riuscivo a tollerare i mal di testa causati dall'insonnia solo grazie alle pillole che mi allungava un informatore.
Alla fine gli indizi mi condussero ad un seminterrato a tre isolati dal bar. Era il mio.

giovedì 3 dicembre 2009

IL PICCOLO TOBIAS

La mamma del piccolo Tobias era diversa quella sera. Se n’era rimasta tutto il pomeriggio a fissare la TV sintonizzata su un canale morto, due vacui occhi ancorati al tremolante nevischio grigio.
Tobias giocava tranquillo con i treni sul tappeto rosso del soggiorno. Quando sua madre gli disse di mettersi il pigiama gli sembrò la cosa più naturale del mondo. Lei gli avrebbe rimboccato le coperte e, prima di spengere la luce, dato un bacio sulla fronte.
La sua testolina non ebbe il tempo di spiegarsi perché quella sera sua madre, invece di augurargli la buonanotte, gli infilò le forbici negl’occhi.

mercoledì 28 ottobre 2009

DOTTOR JACOB

Con Layla giocavamo a fare i dottori...
Tutto incominciò per sbaglio, perché spesso succede così, la vita intendo, è tutta un dannatissimo errore! L’attrazione, il sesso, la complicità, l’amore (o quello che è) e poi le prime litigate, gli umori, le noie… Arriva il tempo in cui servono distrazioni, nuovi stimoli, accelerazioni cardiache e sballi di testa. Ti prende una fantasia che poi proponi al partner… e una cosa tira l’altra.
Quello stupido gioco risvegliò qualcosa in me che doveva rimanere per sempre sopito.
“Chiamami dottor Jacob” le dissi, avvicinandomi con il bisturi in mano.
Poi fu una pioggia di sangue.

lunedì 14 settembre 2009

L'ANNUNCIO

Quando la mente dell’uomo è in balia della quotidianità e delle sue false promesse, la chiamata della nera signora diventa la più potente delle calamite.
Giulia sognò ancora il parco alle prime luci dell’alba, il giornale del vecchio sulla panchina datato 14/9/2009, il gatto rosso che le passava davanti sulla pista da jogging, la mano che le afferrava i capelli, la lama del coltello che le abbagliava gli occhi. Ciononostante anche quel lunedì 14, come al solito, decise di uscire per andare a correre al parco.
Fu così che la morte sorprese Giulia, pur avendole annunciato più volte la sua venuta.

lunedì 7 settembre 2009

L'ASCIA COLEMAN

Gli spaccai il cranio con un’ascia Coleman, in acciaio inox e carbonio. L’impatto fu preciso, quasi inatteso. Lui cercò di evitare il colpo ed invece andò incontro alla lama. Seguì un rumore freddo ma rotondo, una sorta di “TOC” con rimasugli liquidi, tipo “Flascch”. Sentii uno schizzo tiepido sulla guancia, ma non chiusi gli occhi. Il modo in cui l’arma si faceva strada tra la molliccia materia cerebrale era a dir poco affascinante. Tra il “Toc” e il “Flascch” avvertii un simpatico rantolo, l’urlo morente della mia vittima.
“Così impari a scoparti le donne degli altri”, dissi. Poi mi venne fame.

mercoledì 19 agosto 2009

IL CASO LESTER ROBERTS

Lester Roberts, il caso più assurdo che mi sia mai capitato!
C’era qualcosa di strano nel rapporto dell’autopsia. Lo dissi al tenente, ma lui mi guardò sbieco. “Vai a farti fottere, Morgan!”
Ma insistetti su quella strada, perché sentivo che era quella giusta.
Dopo quattro giorni di menate burocratiche riesumarono il corpo. Quando aprirono la bara ero lì, come un bimbo davanti a un uovo di cioccolato.
“Che diavolo ti aspetti di trovare?” domandò il sergente.
“Questo!” risposi io, indicando alcuni graffi sotto il coperchio.
Lester Roberts, sepolto vivo per l’errore di un dottore, aveva inciso il nome del suo assassino.

venerdì 7 agosto 2009

LUCY

Non avevo mai creduto al diavolo, almeno fino al giorno in cui la lasciai. Lucy si chiamava. Come le altre incominciò a tormentarmi con gli sms.
“Usciamo domani?”
“Dove sei?”
“Chiamami!”
A me ne bastò uno per chiudere il discorso. “È stato bello, piccina…”
Ma ero io l’illuso.
Venne a trovarmi in sogno, accompagnata dal demonio. Mi disse che se non tornavo da lei potevo dire addio alla mia anima. Anche se non frequento le chiese alla mia anima ci tengo…
Come è finita? Splendidamente!
Ci siamo sposati, abbiamo due bellissimi figli e un mutuo da saldare in vent’anni.
Maledetto demonio!!!

martedì 4 agosto 2009

RAGAZZA REVOLVER

«Quanto mi rimane?»
«Dipende…»
«Dipende da cosa?»
«Da quanto ci sai fare…»
Il suo corpo asciutto, perfetto, si mosse sopra il mio come quello di un insetto. Il revolver, enorme e stretto con forza nella mano destra, sembrava un appendice del suo braccio. Ogni movimento faceva si che le corde che mi tenevano legato al letto mi tagliassero ulteriormente i polsi e le caviglie.
«Riesci a rimanere duro?» sussurrò lei, infilandomi la canna in bocca.
Chiusi gli occhi. La sentivo dimenarsi come una mantide religiosa.
Attesi il bang, ma arrivò il suo urlo di piacere.
Se ne andò regalandomi un bacio.

lunedì 6 luglio 2009

L'ARMATA DEGLI INFERI

Il bimbo guardò il padre che, protendendosi tra i merli del castello, scrutava inorridito l’orizzonte. Lui era il Re. Lui avrebbe saputo come affrontare l’Ombra.
«Papà, ho paura» sussurrò il ragazzino.
Nel cielo d’oriente, un’orda di draghi e cavalieri spettrali puntava irreparabilmente verso di loro. Volti di teschio rapiti da risate folli, orbite vuote in cui perdere il senno, lame affilate pronte a recidere carne umana.
Il padre continuava a guardare, ammutolito, immobile, rapito da quella visione infernale. La speranza risiedeva nel Re.
«Papà…» Ma la speranza morì, quando il padre girò lo sguardo e riconobbe il terrore nei suoi occhi.

giovedì 25 giugno 2009

LA GIOSTRA

«Salta sulla giostra» mi disse il diavolo, sorridendo. «C’è il cavallo bianco, l’auto della polizia, la motocicletta. Vieni, che ci divertiamo!»
Io guardai il diavolo che vendeva i biglietti, nel vecchio luna park di periferia, e pensavo che forse ne poteva anche valere la pena.
«Quanto costa un giro?»
Il suo sorriso divenne una risata.
«Ma niente caro. La mia giostra è gratis. Gratis! Ah, ah, ah!»
Nonostante la motocicletta fosse davvero una bomba, gli voltai le spalle e me ne andai.
Nella vita a volte puoi anche permetterti di giocare insieme al diavolo, ma ricordati di non farlo mai gratuitamente.

martedì 19 maggio 2009

VAMPIRA

La fece entrare, e lei affondò i suoi canini affilati nel suo avambraccio.
Sentì i muscoli irrigidirsi, le palpebre spalancarsi, come se i suoi occhi volessero schizzare fuori dalle orbite, i denti digrignare, le orecchie fischiare, avvertì un crampo all’altezza del polpaccio e una sensazione di bagnato sulla punta del pene. Percepì tutto questo nel tempo di un respiro, poi arrivò l’onda, il mare, l’oceano, il calore, il torpore, la carezza, il profumo, la melodia, l’abisso, il buio, la quiete.
Sciolse il laccio emostatico e rimase a sognare i cerchi di sabbia. Quel sogno fu l’ultimo dono della sua amica Vampira.

mercoledì 25 marzo 2009

LA CHIAMATA DI CTHULHU

“O Tu che giaci morto ma eternamente sogni, odi il Tuo servo Ti chiama. Odimi, o possente Cthulhu! Odimi, Signore dei Sogni! Nella Tua Torre a R’lyeh ti hanno imprigionato, ma Dagon infrangerà le Tue maledette catene, e il Tuo Regno risorgerà…”
Gli spari interruppero il canto. Una figura sottile era apparsa sotto la volta del santuario, mirando alla testa del sacerdote. Pezzi di cervello e schegge di cranio adornavano adesso l’altare. Si udirono zampettii e strascichi, e l’uomo seppe che non aveva tempo da perdere.
La benzina si rovesciò nei cunicoli del tempio. E il fuoco purificò la notte dagl’incubi.