“Che cos’è il tempo se non la misura delle nostre paure”.
In silenzio ascolto il suo ritmo avanzare, incalzato dal rintocco del mio cuore.
Seguo i suoi movimenti attraverso l’ipnotico dondolio dal pendolo che da sempre osserva il mondo da un angolo del salotto. Lo sento, lo vedo, e a ogni suo passo emerge quella parte della mia anima celata da un patto da tutti dimenticato.
“È ora. La mia vendetta si compirà! Trema uomo, perché darò vita alle tue più profonde paure. Ti concederò il solo privilegio di ascoltare il tuo tempo scorrere attraverso il lento battito del tuo cuore.
lunedì 16 maggio 2011
mercoledì 20 aprile 2011
IO SONO IL TEMPO
Io sono il tempo e tu non potrai fermarmi. Non ci provare neanche, è solo tempo sprecato, e a me non piace che mi si sprechi. Ci hanno provato in tanti a rallentarmi, alcuni volevano addirittura ingannarmi, ma io ho riso loro in faccia. Mi facevano davvero sbellicare... E adesso tu mi dici che è tutta colpa mia, che sono spietato, che sono il tuo peggior nemico. A queste tue accuse non posso che risponderti con una risata più forte, perché tu capisca che non sono io il tuo problema. Non sono il problema di nessuno. Io sono solo il tempo.
giovedì 7 aprile 2011
L'EMBOLO BIRBONE
Riusciva a tornare indietro nel tempo con un software di sua invenzione. Il primo milione di euro lo tirò su con le scommesse on-line, facendo sempre molta attenzione a non destare sospetti e attribuendo le vincite ad identità fasulle. Aprì diversi conti correnti in paesi che facevano poche domande e agevolavano il pagamento delle tasse. Divenne miliardario in poco più di tre mesi, che passò quasi interamente seduto davanti al computer. Da qualche giorno si era prefissato un traguardo, l'aggiunta di altro zero al suo patrimonio. Poi avrebbe smesso, si era detto.
Peccato che un embolo birbone gli tolse quell'ultima soddisfazione.
Peccato che un embolo birbone gli tolse quell'ultima soddisfazione.
giovedì 31 marzo 2011
VISITA IN OSPEDALE
Dal mio letto d'ospedale dischiusi gli occhi e guardai alla mia sinistra, dove la luce abbagliante di un nuovo giorno penetrava con forza dalla finestra. Una figura scura, con indosso un cappotto pesante, sedeva sulla sedia, il volto nascosto nell'ombra. Mi chiesi, ancora prima di chi fosse, come riuscisse a rimanere vestito nell'aria soffocante di quella stanza.
- Chi sei? - gli chiesi con un filo di voce. Il silenzio era rotto solamente dai bip costanti dell'elettrocardiografo. Lui rimase immobile ed in silenzio per un tempo indefinibile, una sagoma scura sullo sfondo del cielo. Poi finalmente rispose: - La tua paura.
- Chi sei? - gli chiesi con un filo di voce. Il silenzio era rotto solamente dai bip costanti dell'elettrocardiografo. Lui rimase immobile ed in silenzio per un tempo indefinibile, una sagoma scura sullo sfondo del cielo. Poi finalmente rispose: - La tua paura.
mercoledì 30 marzo 2011
L'AEREO
L'aereo perse quota d'improvviso, gli sportelli per le mascherine d'ossigeno si aprirono come scherzi di carnevale, lo steward inciampò su qualcosa, capitombolando addosso al carrello dei rinfreschi. Le urla si levarono da ogni angolo del velivolo.
Nicola rimase pietrificato dal terrore, l'unico passeggero a bordo che aveva ancora la cintura allacciata, perché non si era mai fidato degli aerei. Un senso abbacinante di incredulità lo fulminò; il suo incubo peggiore stava per diventare realtà.
Ma per un inesplicabile capriccio del destino, non fu un incidente a reclamare la sua vita, ma il suo cuore, un attimo prima che l'aereo riprendesse quota.
Nicola rimase pietrificato dal terrore, l'unico passeggero a bordo che aveva ancora la cintura allacciata, perché non si era mai fidato degli aerei. Un senso abbacinante di incredulità lo fulminò; il suo incubo peggiore stava per diventare realtà.
Ma per un inesplicabile capriccio del destino, non fu un incidente a reclamare la sua vita, ma il suo cuore, un attimo prima che l'aereo riprendesse quota.
venerdì 11 marzo 2011
IL 91
Il 91 è l'autobus notturno. Gira praticamente a vuoto per le vie deserte della città, come una sentinella orgogliosa della sua ronda. Sfreccia davanti alle vetrine illuminate dei negozi, s'infila sicuro nei viottoli del centro storico, sorpassa, quando può, i veicoli per la pulizia delle strade, correndo come un pazzo fino al capolinea della stazione. Laggiù l'autista, che sembra uscito da un film degli anni settanta, si accende una sigaretta e si legge il giornale ancora fresco d'inchiostro. Dieci minuti e poi via, a ricordare ai nottambuli e agli ubriachi che, nonostante il silenzio e l'oscurità, la città sta solo dormendo.
martedì 8 marzo 2011
MAYA
"Si, pronto?"
"Hunabku, dobbiamo vederci. La situazione sta degenerando e dobbiamo provvedere al più presto."
"... Ma di cosa stai parlando?"
"Con questo 21 dicembre 2012 mi hai causato un grosso guaio".
"Ma dai non ci pensare."
"Ma come fai a stare così tranquillo. Tu e i tuoi avete messo in giro questa voce della fine del mondo e ora tutti che sperano di vedermi, sperano che intervenga!"
"Bè, in fondo l'hai promesso che saresti tornato!"
"Si ma non ora, non in questo momento!"
"E allora lascia stare: hanno superato il Millennium bug, supereranno anche questa! Dai Iesus, torna a dormire!"
"Hunabku, dobbiamo vederci. La situazione sta degenerando e dobbiamo provvedere al più presto."
"... Ma di cosa stai parlando?"
"Con questo 21 dicembre 2012 mi hai causato un grosso guaio".
"Ma dai non ci pensare."
"Ma come fai a stare così tranquillo. Tu e i tuoi avete messo in giro questa voce della fine del mondo e ora tutti che sperano di vedermi, sperano che intervenga!"
"Bè, in fondo l'hai promesso che saresti tornato!"
"Si ma non ora, non in questo momento!"
"E allora lascia stare: hanno superato il Millennium bug, supereranno anche questa! Dai Iesus, torna a dormire!"
domenica 20 febbraio 2011
ADDICTION
Gioele, tre anni e mezzo, tutto riccioli e sorrisi, si allungó sui piedini per afferrare il sacchetto di caramelle vicino al bollitore del té. Laura, la madre, era proprio dietro di lui, e osservava i movimenti del bambino come una scena al rallentatore. Ma la sensazione di pericolo di quell'innocuo gesto fu oscurata da mille pensieri; le nuove foto da caricare, il commento sagace di Valentina, un video dei Gossip da linkare sul proprio profilo e naturalmente le ultime da Farmville. Laura rimase impassibile per piú di cinque secondi, mentre le urla del piccolo Gioele cercavano di ricacciare indietro il dolore.
lunedì 14 febbraio 2011
UNA SCUSA PER DIRE TI AMO
"Pronto!"
"Ciao, mi manchi!"
"Che fai?"
"Non ci sentiamo da così tanto tempo che pensavo fossi partito per uno dei tuoi viaggi ed io qui ad aspettarti!Sento la tua mancanza!"
"Io credevo che mi stessi ignorando!"
"Certo che no!"
"Già! Dai raccontami cosa hai fatto in questo periodo?"
"Ho lavorato e sognato! Lavorato per distrarmi da te e sognato di rivederti presto. Ho anche comprato un cagnolino, gli ho dato il tuo nome. E' un tenero batuffolo: ha la faccia tonda e le orecchie dritte come te".
"Scusami ma devo andare!"
"OK, solo un'altra cosa: buon San Valentino!"
...click
martedì 8 febbraio 2011
LASCIAMI PARLARE!
La cena era perfetta, ma lui ebbe da ridire sul condimento dell'insalata di radicchi selvatici. Troppo aceto, e poi a lui piaceva quello normale, non balsamico. Lei provó a controbattere, ma lui le mise un dito sulle labbra e sorrise. Piú tardi lei provó a sintonizzare il canale delle prime visioni, ma lui le spiegó perentorio, ma con gentilezza, che avrebbe visto il suo talk show preferito. Lei non seppe cosa dire e andó in cucina a fumarsi una sigaretta. Quando lui fiutó il fumo le chiese, ringraziandola in anticipo, di spegnerla. Fu a quel punto che lei afferró le forbici.
mercoledì 26 gennaio 2011
QUANDO SI SPENGONO LE LUCI
C'è un momento del giorno, anzi della notte, in cui, per come possano andare le cose, immancabilmente mi prende l'angoscia. Normalmente sopraggiunge verso le una, ma di sabato si arriva anche alle due e mezzo. È l'attimo in cui Aldo, proprietario del bar, abbassa le luci. L'ambiente, privo del neon del reparto paste e illuminato vagamente dai frigoriferi per le bibite gassate, perde di quella vitalità di cui si riempie sistematicamente ogni giorno. In quell'istante mi sento braccato, come se le ombre volessero farmi fuori. Così mi scuoto, indosso il cappotto e saluto.
Ma è dura trovare la via di casa.
Ma è dura trovare la via di casa.
lunedì 24 gennaio 2011
FIABA DALLA LUNA
Sul lato luminoso della Luna vive una bambina di nome Fiaba. Con un lungo telescopio di cristallo scruta gli abitanti della Terra: sposta le stelle come fossero puntine, annota nell’universo le storie nate da quella lunga osservazione. Quando è certa che una favola sia completa, perfetta per diventare la più cara a un bambino, la racchiude in una bolla di sapone e la lega al cannocchiale come fosse un palloncino. Quando una mamma metterà a letto il suo bimbo, cercando ispirazione per raccontargli una storia, le basterà guardare la Luna oltre la finestra, lassù una bolla scoppierà, e saprà cosa narrare.
mercoledì 19 gennaio 2011
TRA I BANCHI DI SCUOLA
Quando la vidi la prima volta fu tra i banchi di scuola: il mio sguardo era sempre rivolto a lei, ai suoi occhi azzurri e al suo viso raggiante. Non ebbi mai il coraggio di dirle cosa provavo e così continuai a parlarle come solo un semplice amico sa fare.
Le nostre strade si divisero anni dopo all'università, perchè la vita ha voluto così. Quando la ritrovai, dopo molti anni, mi decisi a dirle quello che provavo ma lei era sposata con figlia. Fu così che, con il cuore trafitto, le rimasi amico mantenendo per me il mio piccolo grande segreto.
lunedì 17 gennaio 2011
CIBO PAZZO
Florian rimase ad osservare il via vai del centro attraverso il vetro antiproiettile del ristorante, asciugando con gesti automatici i calici da vino bianco. Gli ultimi clienti, impellicciati e ingioiellati, lasciavano i tavoli per scomparire cinguettando nell'ascensore che li avrebbe portati nel garage-bunker del palazzo.
Florian si domandò che cosa facessero in quell'istante i suoi ex-compagni di scuola. Lui aveva lasciato al secondo anno e si era ritrovato a lavare i piatti in un ristorante, mentre gli altri puntavano alla carriera. Ma le scatolette e i fastfood avevano atrofizzato i loro cervelli...
Adesso vagavano senza meta insieme ai pazzi della strada.
Iscriviti a:
Post (Atom)