venerdì 23 marzo 2012

MOMENTO

Le cose non vanno così bene...
Sul tavolo del soggiorno un mucchio di lettere ancora chiuse e diligentemente impilate una sull'altra mi ricorda il mio conto in rosso. Sul frigo c'è ancora il post-it di Mirella con sopra una sola, esauriente parola: “Addio!” Il cordless intanto lampeggia rosso, segno che ci sono dei messaggi in segreteria che non mi va di ascoltare.
Rimango in giardino, col sole di marzo che mi accarezza la faccia, e un bicchiere di rosso che richiama dolcemente la mia attenzione. Ci siamo solo noi due in questo istante, il bicchiere ed io. Poi si vedrà...

lunedì 5 marzo 2012

A STRANGER ME

I cosmetici servono all’umore, più che al viso. Spalmi quel che devi, la tua faccia non cambia. Però acquista un tono migliore: tanto ti basta per affrontare la giornata.
Ma stamattina non ho visto me stesso nello specchio. C’era un’altra persona, proprio. Sul momento ho pensato fosse uno scherzo organizzato da quelli dell’albergo. Sensazione assurda: finisci di sputare nel lavandino, alzi gli occhi e vedi un tizio sconosciuto. Proprio dove dovrebbe esserci il tuo bel viso. Roba da film dell’orrore o da crisi di identità. Ringrazio il phon che mi ha permesso, al volo, di spaccare lo specchio in mille pezzi.

venerdì 2 marzo 2012

IL CASO ARTHUR FINDLAY

Il direttore dell'Hotel Flora, rinomato albergo del litorale, mi contattò una mattina di luglio. Nel pieno della stagione, solo quattordici delle novantatré camere erano occupate, a causa dei cinque decessi avvenuti in rapida successione negli ultimi mesi. La polizia li aveva archiviati come suicidi, tutti avvenuti nei bagni dell'hotel, ma il direttore non credeva alle coincidenze, così contattò l'ultimo vero investigatore privato della costa; io.
Fu così che conobbi Arthur Findlay, pluriomicida, rilasciato due mesi prima dall'istituto per malattie mentali. Aveva preso alloggio nella camera 406 senza mai lasciarla.
Adesso dimorava negli specchi dell'hotel, e continuava il suo lavoro di morte.