martedì 29 giugno 2010

LA BALLERINA

Girava, saltava, si contorceva soltanto per me. In sogno veniva a trovarmi ogni volta che che lasciavo le porte della mente spalancate. Questo succedeva di solito quando non ne potevo più dell'ufficio e me ne andavo in campagna, a casa di Guglielmo. Lui mischiava fiori esotici a radici campestri. La tisana faceva rilassare ed apriva la mente, a quanto diceva il mio amico, ed allora arrivava la ballerina.
Potevo distinguere un arco dietro di lei, e più oltre una scura foresta. Sapevo che la foresta significava qualcosa di definitivo, ma non specificatamente qualcosa di brutto.
“Intratteniamoci insieme, fino a quando durerà...”

venerdì 18 giugno 2010

VIKTOR (terza parte)

“Chi sono?” si chiese, una domanda inconsueta per un Arenty. Viktor piangeva guardando verso l'orizzonte. In lontananza poteva scorgere il picco perennemente innevato della montagna sacra. “Perché mi chiedi questo?” chiese, ignaro della presenza che lo guidava.
L'Aviatores era sotto la torre più alta, quella che conteneva la storia del mondo, non Limbo... il mondo di prima, diverso, corrotto e maledetto. Pose le mani sulla liscia parete di vetro scuro. Chiuse gli occhi rigati dal pianto ed entrò nella struttura dell'edificio.
Quanto la torre si sgretolò su di lui un nugolo di uccelli prese il volo dal boschetto vicino.

martedì 15 giugno 2010

ADDIO AL CELIBATO

- Stai scherzando... vuoi davvero cancellare tutto? Il ricevimento, gli invitati, gli anelli, la luna di miele... Dai, lo sai che è stata solo una birbonata... maledetti amici!
Lei evitava accuratamente il suo sguardo. Con indosso mutandine e canottiera, si muoveva nella cucina dell'appartamento nuovo con gesti semplici e precisi. Aprì uno sportello, afferrò la tazza dei cereali, un cucchiaio dal cassetto, posò tutto sul tavolo, poi prese il latte dal frigo. Nel frattempo la caffettiera aveva incominciato a gorgogliare. Con un altro gesto calibrato, l'afferrò per il manico e ne rovesciò il contenuto sui piedi nudi del giovane promesso sposo.

venerdì 11 giugno 2010

VIKTOR (seconda parte)

Le navi dei Veggenti avevano lasciato l'isola il giorno prima. Gli aggiornamenti erano stati prontamente stazionati nell'edificio centrale, quello che conservava la storia del mondo. Le altre due torri di vetro erano sigillate, inaccessibili. Il compito di Viktor, come degli altri Aviatores, era quello di proteggerne il contenuto.
L'uomo ebbe un nuovo giramento di testa. Erano giorni che succedeva... Si appoggiò alla parete di vetro della torre vicina e percepì una strana sensazione al palmo della mano. Si scoprì capace di proiettare le sue percezioni fin dentro il reticolato del programma struttura. Viktor si sentì nuovamente ghermire da un impulso entropico.

venerdì 4 giugno 2010

VIKTOR (prima parte)

L'uomo si strinse nel mantello scuro e risalì la collinetta, uscì dall'ombra della foresta che circondava la biblioteca e cercò un po' di calore nel sole velato dalle nebbie mattutine. Chiuse gli occhi e odorò essenze lontane portate dal vento. L'isola galleggiante si muoveva per i cieli di Limbo con un suono sommesso. L'avvento dell'eclisse aveva deciso la nuova rotta: Mountoor.
L'uomo si chiamava Viktor. Era solo un Arenty votato al progetto, ma da giorni un pensiero che non doveva appartenergli lo turbava. Uno strano impulso distruttivo.
Pensò per l'ennesima volta di parlarne agli altri Aviatores, ma preferì rimandare. Domani, forse...

martedì 1 giugno 2010

INCUBI

Betty era una ragazza giovane e bella da mozzare il fiato: capelli biondi e vaporosi, labbra carnose e pelle candida. La sua era una vita da regina; amava la perfezione e ne faceva il suo vanto. Eppure, c'era un neo, un imperfezione che rattristava la sua vita: la notte, ogni notte, si alzava di scatto per un incubo che le interrompeva le otto ore di sonno.
Quella notte successe di nuovo: si alzò, gettò via la maschera occhi rinfrescante e lenitiva e tremante si guardò le mani. L'unghia, quella dell'indice, era ancora lì, non si era rotta fortunatamente.
Questa notte è stata unica, e tu sei così divertente, romantica, ironica, intelligente. Peccato che viviamo così lontani. Peccato che io sia così impegnato. Che belle sensazioni che mi hai fatto vivere! Non mi ero mai sentito così vero, così compreso, così amato! Peccato! Vorrei che rinnovassimo questo piacere almeno un’altra volta, perchè no, magari tante volte. Ho una fantastica idea… facciamo che… qualsiasi cosa succeda nella nostra vita, noi ci daremo appuntamento una volta l’anno, in questo stesso giorno per tutta la vita.
Non è fantastico?
Come avrebbe detto Bartleby, lo scrivano di Melville, ho sussurrato "avrei preferenza di no".