lunedì 30 marzo 2009

L'ASINO E IL POZZO

C’era una volta un asino che era caduto dentro un pozzo. Il fattore lo sentì ragliare e andò a vedere cos’era successo, ma dato che l’animale era vecchio e il pozzo andava comunque coperto, si convinse che non valeva la pena salvarlo. Quindi incominciò a riversare terra a palate dentro il pozzo.
L’asino continuò a disperarsi, ma dopo un po’ smise di ragliare. Il fattore, incuriosito, guardò dentro. Ogni palata di terra l’asino se la scuoteva di dosso e poi ci saliva sopra con le zampe.
Una volta che il pozzo fu ricoperto interamente, l’asino con un balzo vi uscì fuori.

giovedì 26 marzo 2009

TERRA BRUCIATA

Mentre discendeva i declivi Tielsin avvertì il calore. Sarebbe stata un’estate diversa, torrida in modo innaturale. Anche le nevi si erano già sciolte, e la primavera era solo all’inizio.
I villaggi erano diventati cenere. Anime perse vagavano alla ricerca dei parenti sopravvissuti.
“È tornato il Dio del Fuoco! Adù si è risvegliato!” deliravano le comari e i contadini.
Come poteva essere? Allora le leggende erano vere, pensava l’Astromante, camminando tra le rovine ancora fumanti.
«Dov’è il resto del villaggio?» domandò ai pochi uomini rimasti.
«Adesso servono Lui. Sono la sua prole.» risposero.
E riprese il cammino, seguendo orme di terra bruciata.

mercoledì 25 marzo 2009

LA CHIAMATA DI CTHULHU

“O Tu che giaci morto ma eternamente sogni, odi il Tuo servo Ti chiama. Odimi, o possente Cthulhu! Odimi, Signore dei Sogni! Nella Tua Torre a R’lyeh ti hanno imprigionato, ma Dagon infrangerà le Tue maledette catene, e il Tuo Regno risorgerà…”
Gli spari interruppero il canto. Una figura sottile era apparsa sotto la volta del santuario, mirando alla testa del sacerdote. Pezzi di cervello e schegge di cranio adornavano adesso l’altare. Si udirono zampettii e strascichi, e l’uomo seppe che non aveva tempo da perdere.
La benzina si rovesciò nei cunicoli del tempio. E il fuoco purificò la notte dagl’incubi.

venerdì 20 marzo 2009

PRIMAVERA

Primavera, un bicchiere di vino, un bagno di sole...
«Ciao Gano, come ti butta?»
«Tutto bene…»
Il Freddy invece non sta bene per nulla. Sorride, si gratta, ha la scimmia….
Primavera, profumo di gelsomino…
«Gano, che ci fai qua fuori? Vieni, t’offro un grappino!»
«No grazie, questo sole è una bellezza!»
Caronte invece è proprio brutto. Ci credo che sua moglie lo tradisce!
«Gano? Tutto ok?»
«Una meraviglia!»
Povero Massimino, non t’entra mai un cavallo!
Lo sapete perché il mondo è pieno di perdenti? Non è sempre colpa loro.
È che la vita è bastarda, e non tutti c’hanno le palle!

UNICORNI E ASTRONAVI

Corro, la terra sotto i piedi scalzi, le foglie umide e il muschio, rametti, frasche, e il profumo di humus. Corro, la testa mi scoppia, il sentiero diventa impervio ma procedo artigliando la terra, afferrando radici, trascinando le membra. Corro, nell’euforica danza, ascoltando il richiamo, celebrando la Madre.
Nella radura mi fermo, sono arrivata. Davanti si erge l’Unicorno, eterno e meraviglioso. Mi guarda ed io lo guardo, e allora so…
…so che la canzone è già finita, ma ne incomincia subito un’altra. Adesso viaggio tra le stelle su una astronave a forma di cannolo, e il tempo è solo un gioco…

mercoledì 18 marzo 2009

FUMO SULLE PIANURE

Tielsin viaggiò verso nord seguendo le costellazioni. Per due settimane percorse le strade del Vecchio Impero, rovine di un epoca che non era più. Incontrò le prime comunità di Tundri, un popolo di cacciatori che viveva sulle montagne. La loro ospitalità era rinomata, perciò l’Astromante rimase presso di loro per un mese, immergendosi nei suoi studi.
Ma un giorno, passeggiando su un costone di roccia, vide del fumo nero innalzarsi dalle pianure. Qualcosa di spaventoso stava portando fiamme e distruzione sulle terre oltre la breccia.
Quella notte Tielsin chiese consiglio agli astri. Gli dissero che era arrivato il tempo di partire.

VAMPIRO UBRIACONE

Adesso lo so: sono un Vampiro.
Non succhio sangue ma bevo vino. Barcollo come uno zombi, a notte giro per i cimiteri e mi addormento all’alba, in qualche luogo oscuro, uno scantinato oppure un sottoscala.
Dopo la prima bottiglia gli occhi mi diventano rossi. Ho l’alito pesante, i canini appuntiti per natura, e il naso paonazzo, che poco c’incastra col non morto ma di notte si vede appena. E poi sono allergico all’aglio!
Mi piacciono le donne, ma non disdegno gli uomini. Mi ci avvento, mordo e scappo…
Ho anche origini nobili, sapete? Conte Ovidio De’ Frescobaldi, ma voi chiamatemi Gano.

domenica 15 marzo 2009

IL BAGNETTO DI MIMÍ

Dagli atolli equatoriali ai freddi mari del nord, dal remoto oriente fino all’oceano aperto, evitando scogli ed iceberg, in barba ai pirati e alla flotta della regina, la nave del capitano Martin continua la sua avventura, spingendosi sempre più in là. I marinai salutano i delfini che nuotano vicino al vascello, ed i grandi cetacei che spruzzano acqua nel cielo azzurro.
“Padre, dove siamo diretti?” domanda la figlia del capitano.
“Lontano tesoro, in un posto chiamato Australia…”
E così il vascello continua a navigare…
«Mimì, hai finito di fare il bagno? Su, vatti a mettere il pigiama!”
“Uffa! Va bene mamma…”

sabato 14 marzo 2009

PROTESI CEREBRALE

Spalancò gli occhi. Bruciavano come dopo una madornale sbronza; la testa sul punto di esplodere tanto pulsava. Non riusciva a muoversi, come se dal collo in giù non avesse più un muscolo.
A fatica mise a fuoco la gelida stanza intorno a lui.
Strizzò gli occhi, ciondolò la testa e con uno sforzo immane la sollevò per guardarsi i piedi. Se avesse avuto uno stomaco avrebbe vomitato. Sotto il busto non aveva nulla se non cavi elettrici e tubi di drenaggio che fluivano da dentro il suo corpo, spandendosi sul pavimento.
Solo allora prese coscienza di non aver mai vissuto veramente.

giovedì 12 marzo 2009

IL PARAPETTO

Anche oggi mi ha picchiato, solo perchè ho dimenticato lo zucchero nel caffè: colpa del mal di testa che mi porto da ieri, da quando mi ha schiaffeggiato per non avergli fatto trovare la cena alle otto in punto.
Stamattina uscendo mi ha ordinato, perentorio, di non uscire e di sistemargli la stanza.
Ma oggi sento il bisogno di evadere, di volare via come una colomba. Vorrei avere le ali per volare lontano da questo nido che oramai non ha più nulla di sacro, di sicuro.
Ma stasera volerò, spiccherò il salto dal balcone per andare dove lui non potrà trovarmi.

SEPARAZIONE

«Cosa farai adesso?» chiese Velixia.
«Non lo so. Credo che andrò a nord, verso le montagne. E tu?»
Lei guardò il sole che nasceva ad oriente.
«Numi sta studiando il deserto e le antiche leggende di queste terre. Andrò da lui…»
«Il deserto? È un viaggio impervio…» sottolineò Tielsin.
«Allora è meglio che mi metta subito in cammino…» disse lei, senza nascondere una nota di tristezza.
I due Astromanti si separarono, ma giurarono di ritrovarsi l’anno dopo, il giorno dell’equinozio di primavera. Qualcosa dal cielo provò ad avvertirli, ma erano troppo stanchi, o forse confusi.
L’arrivederci era in realtà un addio.

martedì 10 marzo 2009

LA MIA VERA NATURA

Le urla sono la parte migliore.
Mi credete pazzo? Eppure i dottori continuano a dire che non ho nulla. Certo, loro mica lo sanno quello che faccio alle ragazze come Sara.
“Ciao Sara, come ti trovi nella tua nuova gabbia?”
Mia madre mi portò dallo strizzacervelli che avevo appena dieci anni. Diceva che avevo dei problemi a socializzare. La verità è che lei aveva paura di me. Chissà dov’è adesso…
“Sara, stai tranquilla. Tra poco sarà tutto finito.”
Alla gente piace credere che si guarisce rimovendo il male. Per anni ho fregato i dottori...
È stato l’unico modo per mantenermi vivo.

lunedì 9 marzo 2009

LA SCELTA DI SATINE

La leggenda diceva che il bosco era cattivo, ma io non ho mai creduto alle leggende.
Satine era mia figlia, e l’amavo più di ogni altra cosa. Peccato che prima che il bosco la facesse sua, ancora non sapevo che cosa significasse amare.
«Padre, ascoltami…»
Ma io non l’ascoltai. Pensai solo che le sue idee erano bizzarre ed immature.
«Non toccare quel bosco. Non farlo radere al suolo. Quel bosco… è antico.»
Ma io non ho mai creduto alle leggende…
È passato un anno, e i lavori sono sospesi.
Sto andando da lei, adesso. Anche io ho fatto la mia scelta…

venerdì 6 marzo 2009

NUMI E ADÚ

Dalla finestra più alta della sua torre, Numi vide il fuoco avanzare verso di lui. Nell’oscurità del deserto, il silenzio era rotto soltanto dai passi squassanti di Adù. L’Astromante volse lo sguardo verso il cielo, in un lontano disegno ai confini dell’universo. Richiamò il potere, alzò la protezione e attese.
Il gigante di roccia lavica si fermò davanti a colui che lo aveva destato dal sonno millenario. Avrebbe potuto annientarlo allungando la mano, ma non ci provò. Una magia più antica di lui dimorava negli occhi dell’uomo.
«Eccomi, umano!» disse.
Numi era totalmente affascinato dalla creatura.
«Faremo grandi cose insieme…» mormorò.

UN UOMO, UN VECCHIO E UN BAMBINO

In una spira del tempo vi erano un uomo, un vecchio e un bambino.
Il vecchio disse al bambino: “Goditi la giovinezza, che passa alla svelta!”
L’uomo disse al vecchio: “Beato te! Puoi finalmente concederti un po’ di tempo libero.”
Il bambino disse all’uomo: “Vorrei essere grande come te!”
Prima di morire il vecchio si svegliò. Nella spira del tempo aveva incontrato se stesso, da uomo e da bambino. Pianse, mentre attendeva il mietitore, perché aveva capito di non avere mai vissuto il presente.
Allora gli venne concesso un altro giorno e, per non sprecarlo, il vecchio amò dall’alba al tramonto.