domenica 29 novembre 2009

UNA STORIA SENZA TEMPO

«Dove andremo?» domandò l’Astromante.
«Da nessuna parte…» sussurrò Yileit. La sua voce era serena e triste.
«E le anime in attesa?»
«Insieme a noi…»
«Ma se…»
«Tielsin, Alia, Rudor, Kido, guardatemi. Questa non è la fine, ma non è neanche l’inizio come lo abbiamo sempre pensato. È qualcosa di nuovo, inafferrabile. Provate ad immaginare una storia senza tempo…»
«Una storia senza tempo?»
«Si. Tutto sarà semplicemente, e basta.»
«L’Universo Immobile… Ma come può esistere qualcosa al di fuori del tempo?»
«Noi siamo eterni, ricordatevelo. Non apparteniamo a alla ciclicità degli eventi. Siamo, tutto qui…»
Poi il tuono coprì le loro voci.

IL DONO DI YILEIT

Nel cielo sopra il deserto rimbombava ininterrottamente il tuono. Gli Astromanti sapevano che quella era la canzone che preannunciava il Grande Collasso.
Nella luce dorata di mezzogiorno apparve in lontananza una figura minuta, ammantata di nero. Tielsin seppe nel momento stesso in cui la vide che si trattava di Yileit. Le andò incontro accecato dall’odio.
«Poco importa a questo punto, ma almeno mi prenderò la soddisfazione di ucciderti…» le disse, richiamando le meteore.
Lei lo guardò con occhi antichi.
«È per questo che sono qui, per donarti la mia vita…»
Le meteore esplosero lontano dalla donna.
Tielsin cadde in ginocchio piangendo.

venerdì 27 novembre 2009

L’ABBANDONO

Le parole non avevano più potere ormai. La fine era prossima. Tielsin, Alia e Rudor ripercorsero di nuovo la strada verso il deserto. Incrociarono i nomadi la cui carovana era stata decimata dall’Abbandono. Ormai tutti lo chiamavano così. Chi non riusciva a lasciarsi morire era visto come un debole, indegno del cambiamento in corso. La viltà poteva rivelarsi il miglior antidoto contro il virus insinuato da Yileit.
Finalmente la torre apparve tra i giochi di luce delle dune. Kido sedeva vicino all’entrata, con gli occhi chiusi e le braccia consorte.
«Perché siete tornati?» domandò.
«Perché non c’è più nulla da fare…»

IL TUONO

Il contadino abbracciava il figlio e la sua donna, con le spalle rivolte alla fattoria e lo sguardo sui campi lasciati a maggese. Singhiozzavano teneramente, stringendosi formando un intreccio organico di pelle ed ossa, tre ombre di un mondo in declino.
«Cosa li hai detto?» domandò Tielsin.
«Di coltivare… ma non ne hanno voluto sapere.» Gli occhi di Alia erano stanchi ed arrossati.
Un tuono percorse il cielo privo di nuvole.
«Che succede?» chiese Rudor.
Tielsin guardò in su ma non rispose. Si rimise in cammino verso gli altri villaggi, avvolto nel suo mantello le cui stelle sembravano essersi ormai offuscate.

mercoledì 25 novembre 2009

NOTTURNO AMORE

Seduta in giardino, guardavo le stelle.
Improvvisamente le sue mani si posarono sulle mie spalle, e mi baciò sul collo.
«Vieni dentro?» mi chiese dolcemente.
«No, fa caldo, e voglio le stelle come spettatrici» gli dissi alzandomi e attirandolo a me.
Lo baciai. Cominciammo a spogliarci l’un l’altra. Piano mi allargò le gambe e cominciò a farmi godere con le sue mani forti e delicate. Lo fermai e lo sdraiai sull’erba mettendomi sopra di lui.
«Oggi comando io» gli sussurrai. Lo possedei con dolce passione fino a che le nostre urla di piacere non fecero arrossire le stelle che osservano invidiose.

AMPLESSO FURTIVO

Piegata in magazzino alla ricerca di una scatola, d'un tratto mi sentii toccare da dietro. Sobbalzando mi girai e lui mi prese e mi baciò. La lingua, calda e avvolgente, entrò nella mia bocca ed io non seppi resistere. Ero già sua. Mi toccava le cosce, il sedere, mi avvolse con il suo corpo, mentre il suo membro si strusciava sul mio ventre. Sentivo il desiderio salire fino alla bocca dello stomaco: ero agitata, emozionata, eccitata. Mi alzò la gonna ed "iniziò l'amplesso": questione di due minuti e mi fece sua, poi lo lasciai lì, a risistemarsi i calzoni.

martedì 24 novembre 2009

LA PROFEZIA DI GRASIAN IL FOLLE

“Durante l’ultima guerra, quella che avrebbe spazzato via una volta per tutte l’umanità, non si sarebbe versata neanche una goccia di sangue.” Così un pazzo profeta, un folle Astromante e poi Entropico ripudiato, aveva scritto nelle sue memorie. Il suo nome era Grasian, e morì solitario nel deserto, lontano dagli affari del mondo magico. Nei suoi studi presso l’osservatorio di Tyria, dopo gli insegnamenti del maestro Braman, Tielsin venne a conoscenza di questa profezia, ritenuta sciocca ed inverosimile. Eppure il mago ne era rimasto da sempre affascinato.
Ora, mentre gli uomini si lasciavano morire davanti ai suoi occhi, capiva finalmente perché.

sabato 21 novembre 2009

UN MEDICO

C’era una volta un medico che voleva salvare le vite di milioni di persone. Per anni cercò di creare in laboratorio il filtro medicamentoso per ogni acciacco, la cura miracolosa contro ogni malattia. Dopo moltissimi esperimenti riuscì a realizzare lo straordinario elisir. Ma nel frattempo gli uomini erano diventati saggi, vivevano in armonia con la natura e non si ammalavano mai. Il medico s’infuriò e, ritiratosi nuovamente nel suo laboratorio, incominciò a produrre virus e batteri e a spargerli per il mondo.
L’anno dopo, grazie al suo elisir, non solo divenne l’uomo più potente del regno, ma anche il più amato.

giovedì 19 novembre 2009

STRIPPER

Stasera si lavora e quelle donne lì fuori aspettano solo me.
Vogliono che le faccia divertire, emozionare, divagare: cercano in me quello che nei loro compagni non riescono più a trovare.
Il mio corpo è il loro nutrimento: è il cibo per il loro spirito.
Urlano il mio nome, reclamano la mia presenza: ogni sera temo di essere assalito da quell'orda famelica di donne.
A fine serata la mia più grande soddisfazione è aver dato loro una parte di me.
Ormai non mi imbarazza più presentarmi a loro come mamma mi ha fatto, perché sono le mie donne e le amo alla follia.

L’UNIVERSO IMMOBILE

“Secondo le scritture dei Profeti Astromanti, ogni evento che accade nel nostro universo fa parte di un disegno circolare. Ecco perché tutto, prima o poi, ritorna. Alterando le fondamenta su cui si basa la stessa esistenza del cosmo, è possibile stabilizzare questo universo. Dalla circolarità all’immobilità.
Per innescare questa rivoluzione bisognerebbe che molti maghi richiamassero un potere tale da distruggere l’intero sistema solare. Questo incantesimo è chiamato il Vibrato.
La magia è un modo, ma ne esiste un altro. Se la maggioranza degli uomini fosse disposta ad accettare l’annientamento dello schema ciclico, il processo di rimodellamento dell’universo avverrebbe in modo naturale…”

BRUCIANO LE DIECI CITTÁ

Scie di pellegrini lasciavano le grandi città ed i paesi dal grande mare alla Breccia. Erano i sopravvissuti alle fiamme da loro stessi appiccate ed i prescelti per portare la parola della sacerdotessa Yileit. Lentamente queste silenziose processioni di anime tristi avanzavano in direzione delle montagne. Alia, Rudor e Tielsin ne potevano distinguere due in lontananza, mentre attraversavano il passo settentrionale della Breccia.
«Che cosa vogliono?» domandò Alia al grande maestro.
«Ciò che hanno sempre voluto; il Grande Collasso…»
«Ma come potrebbe essere?»
«Muoviamoci» intimò Tielsin, «vi spiegherò tutto mentre camminiamo».
Il canto funebre delle dieci città si alzò dalle pianure.

martedì 17 novembre 2009

L'AMORE INGOMBRANTE

La storia d’amore, con i suoi slanci e i bruschi arresti, le passioni iniziali e le domande del poi, delle serate pigre, davanti ad un bicchiere o ad un piatto di pasta insipida. Gli occhi di lei che non ti guardano, la forchetta che batte sul bordo del piatto, la sua pelle che non profuma più come il primo giorno. Il cellulare vibra e diventa il pretesto per lasciare la tavola. Qualcosa di unico è rimasto sommerso da uno strato di noia.
O forse l’amore è diventato così ingombrante da non riuscire più a mostrarsi?
«Io esco?»
«Quando torni?»
«Non so…»

lunedì 16 novembre 2009

RACCONTAMI UNA STORIA

“Papà, raccontami una storia...”
L’uomo guardò il figlio e sorrise. Poi incominciò: “C’era una volta…”
“Che cosa?” domandò una vocina nella testa.
“No, non è vero…” sussurrò l’uomo. Poi tornò a guardare il figlio.
“C’era una volta…”
“Chi? Rispondimi. Risponditi! Chi c’era?”
“Lasciami in pace!” urlò l’uomo alla vocina.
Scosse la testa, riprese fiato e continuò: “C’era una volta…”
“…tuo figlio!”
L’uomo si disconnesse e sprofondò nel pianto, ma il programma che faceva rivivere i ricordi continuò a girare nel deck. Poteva ancora sentire la voce del piccolo Matteo dalle casse dell’apparecchio.
“Papà, raccontami una storia...”
Ma Matteo non c’era più.

venerdì 13 novembre 2009

IL PICCOLO PIERROT

Su un foglio bianco riporto le immagini e i pensieri che nella mia mente si accalcano, si urtano e litigano tra loro rendendo tutto estremamente confusionario.
Riguardano me, te, noi.
Se è vero che in amore e in guerra tutto è permesso allora ho fatto di tutto per tenerti accanto a me.
Intanto, i miei pensieri prendono il volo e dalla finestra giungono fino alla luna, che, luminosa e discreta, mi contempla dal suo angolo di cielo.
Una lacrima scende sul mio viso a ricordo di un amore che ancora mi tormenta perché non ti ho mai scordato, non l'ho fatto mai.

lunedì 9 novembre 2009

LA CADUTA

«Qui non c’è più niente che possiamo fare» ammise mestamente maestro Tielsin. I suoi due compagni lo guardarono sbigottiti.
«Che cosa significa, maestro?» domandò Alia.
«Avete visto i volti della gente, i loro sguardi infossati, la loro pelle appassita. Si stanno lasciando morire… Non abbiamo niente contro cui combattere. Uccidendo Yileit velocizzeremmo solo il corso degli eventi. Il virus che lei ha iniettato è ormai in circolo. L’unica cosa che possiamo fare è preparare i villaggi…»
«Ma questo significa che le dieci città cadranno…»
Tielsin guardò negl’occhi della donna, colmi di un dolore profondo.
«Alia, le dieci città sono già cadute…»

LA MALEDIZIONE DELL’UOMO

Yileit non si diceva un Entropica, perché tra la gente era ancora vivo il ricordo delle tre guerre. Professava la religione dell’Abbandono e venerava il dio Oblio. Le parole potevano cambiare ma Tielsin sapeva che il fine era sempre quello; l’annientamento.
«Perché gli uomini sono così affascinati dall’oblio?» domandò Rudor al maestro.
«Sono prigionieri della loro mobilità. Sono convinti di sentire il bisogno di cercare sempre qualcosa di nuovo, e quando si possiede tutto il desiderio più grande diventa il non avere più niente.» La voce di Tielsin suonava affranta e stanca.
«Ed è sempre stato così, maestro?»
«Sempre, figliolo… sempre!»

mercoledì 4 novembre 2009

LA VEGLIA DEI GIGANTI

Oltre le nuvole si trova la città dei giganti, fatta di palazzi di nebbia e castelli di grandine. Ma i giganti son gente ansiosa, si sa… Tengono sempre un occhio al suolo, domandandosi come mai il loro mondo galleggi.
La notte, per paura che mentre tutti dormono la città si sfracelli a terra, tre di loro montano la guardia, e per non addormentarsi si raccontano delle storie. Son storie piccine, perché quelle lunghe potrebbero annoiare e far sbadigliare… Raccontano di noi piccoli uomini, del tutto ignari di una città di ghiaccio e nebbia che galleggia sulle nostre teste. Le volete ascoltare?

martedì 3 novembre 2009

L’ENTRATA DI YILEIT NELLA CAPITALE

Le parole di Yileit anticiparono la sua entrata nella capitale. Arrivò su una carrozza nera trainata da dodici cavalli corvini, e nere erano pure le guardie al suo cospetto. Il re di Tyria le venne incontro con il capo chino e il popolo circondò il suo carro. Per omaggiarla pianse trasportato da una tristezza contagiosa, un abisso tiepido in cui rovesciare la propria anima.
I tre Astromanti videro tutto ciò nascosti tra la folla sofferente e seppero che una nuova guerra contro gli Entropici era incominciata. Questa volta non si sarebbe combattuta con la magia, ma con la forza delle idee.

PENSIERI AL COSPETTO DELLA GALASSIA

I tre Astromanti osservavano il cielo rapiti, poco fuori le mura di Tyria. La Via Lattea si mostrava ai loro occhi in tutto il suo splendore.
«Cosa credi che sia successo? Perché la gente è così distante?» domandò Alia al maestro Tielsin.
«Sembra che siano tutti nervosi e inappagati…» aggiunse Rudor.
«Non saprei, ma temo che le vecchie idee degli Entropici potrebbero mettere facilmente radici in un terreno così fertile…» sospirò Tielsin.
«Ma gli Entropici sono stati sconfitti, no?»
«Si, Alia… ma le loro idee vivranno sempre tra gli uomini…»
«Allora che facciamo?» domandò Rudor.
«Aspettiamo…»
Nel cielo cadde una stella.

lunedì 2 novembre 2009

TYRIA

Tyria non era cambiata, almeno nell’aspetto. La capitale delle dieci città, con le sue torri, i suoi palazzi e il grande osservatorio la cui cupola era visibile fin dai pendii orientali, scintillava dei riflessi del sole spuntato d’improvviso dopo un giorno di pioggia torrenziale. I tre Astromanti entrarono nella prima locanda per un boccone ed un boccale, e per poter asciugare le vesti impregnate d’acqua. Alcuni avventori guardarono di sbieco le tuniche ricamate di stelle e qualcuno non nascose il suo disappunto.
«…eppure si diceva che erano tutti morti…»
«…non ci si può fidare di quei fattucchieri…»
«…sono tornati i guai…»

RITORNO AD OVEST

Alia, Rudor e Tielsin salutarono con un lungo e commovente abbraccio il compagno Kido, troppo vecchio per seguirli, e ripercorsero a ritroso la strada che avevano fatto insieme settant’anni prima. Non vi era più traccia del passaggio dell’orda di Adù e la natura, complice il tempo taumaturgo, aveva ripreso possesso del territorio.
I tre Astromanti, probabilmente gli ultimi conoscitori dei segreti del cosmo, viaggiarono per settimane attraverso il deserto, le paludi, la foresta, fino ai villaggi sotto l’imponente catena montuosa che veniva chiamata La Breccia. Più oltre vi erano le dieci città, eredità di una civiltà perduta ma non ancora distrutta.