mercoledì 31 dicembre 2008

NELLE PRIGIONI

«Tielsin, che succede?»
«Ci sta usando. Sta aprendo un portale attraverso di noi. Sta chiamando i suoi figli…»
Non era un’oscurità normale quella che circondava i due astromanti. Erano le tenebre dello spazio remoto, gli angoli dell’universo al tempo della sua creazione, le assurde magioni degli ombrati e degli striscianti.
«Cosa possiamo fare?»
«Devi uscire di qui. Le prigioni sono state schermate dal piombo. Devi evocare le meteore e distruggere il palazzo…»
«Non senza di te! Sono tornata per salvarti!»
«Non è possibile. Scappa, prima che sia troppo tardi…»
Poi una luminosità tenue squarciò l’ombra.
«Cosa’è?»
«Antimateria. Adesso pensiamo alle sbarre…»

CANTO DI MORTE

L’Arcon alzò lo sguardo verso il cielo purpureo in cui dimorava la cometa clessidra. Mentre il vento del mare gli asciugava la fronte, strinse l’ascia con la quale aveva appena decapitato il Troll delle Sabbie. L’elettricità della morte scivolò insieme al sangue lungo la lama. Il cielo si tinse di giallo, e una nube viola oscurò il sole del quinto margine.
Riconobbe la sensazione. Era una melodia blasfema e tagliente, che cavalcava ritmi ancestrali. Il rullare dei tamburi si fuse con le graffianti melodie di strumenti alieni. Chiuse gli occhi lasciandosi saturare. La morte cantava, e l’Arcon ne assorbiva la voce.

martedì 30 dicembre 2008

LA FETTINA

Il coltello penetra facile. È una buona lama; Made in Germany. A lavoro lo uso per disossare polli e conigli.
La noce di burro si scioglie rapidamente nella padella antiaderente. Alla radio passano un motivo di Tom Jones, e allora divento preciso, armonioso.
La carnetta è di quella giovane, appena diciott’anni, rosea e profumata. Il pezzo è quello del fianco destro, accanto alla natica; boccone da buongustaio.
Le urla le muoiono nel tovagliolo stretto tra i denti, ormai intriso di saliva e lacrime.
Il burro è pronto; inizio a cucinare. La fettina sfrigola solleticando l’olfatto.
Mi verso un bicchiere di Ornellaia.

OMBRE TENTACOLATE

Velixia ammantò la città di polvere di stelle. Il sonno cosmico rapì le guardie, lasciandole la strada spianata verso il palazzo reale.
«Sta venendo qui» mormorò lo strisciante, accostandosi alle sbarre della cella.
“Velixia” pensò Tielsin, e il terrore gli si dipinse negli occhi. Una trappola, ecco cos’era.
Jiman divenne un’ombra tentacolata che andò a perdersi negli angoli bui delle prigioni. Trascorsero momenti di silenzio assordante. L’astromante ebbe la sensazione di essere rimasto da solo nel palazzo.
Poi udì dei passi scendere le scale. Un’ombra vestita di stelle apparve nel corridoio.
«Scappa Velixia! È una trappola!»
E le orme li ghermirono.

sabato 27 dicembre 2008

NICCO

Mi faccio una grappa, poi si vedrà.
Fuori piove, dentro la TV continua a proferire scemenze. Al bar, durante le feste, la vita procede in sordina, mentre tutti fanno finta di essere più buoni.
Entra il Duca, un tipo a posto, se non fosse per la dama bianca che gli scorre dentro. Si avvicina al banco. È una maschera di veleno e scompiglio.
«Hai saputo di Nicco?»
«No» rispondo io, scolandomi il gotto.
«L’hanno trovato ieri sotto i portici…»
L’ennesimo dramma di buco.
«Conoscevo i suoi. Venivano al bar…»
«Si sono trasferiti» risponde il Duca, grattandosi.
Alla TV danno i pacchi.

venerdì 26 dicembre 2008

I GIOCHI EROTICI DI DAVINIA

I suoi baci incominciavano ad annoiarlo. Tutto lo annoiava, ormai.
Lei gli si avvicinò con addosso solamente due veli. C’era qualcosa di diverso nei suoi occhi.
Lui rimase immobile, in attesa del solito rituale. Invece si sentì afferrare le tempie.
«Vieni con me!» sussurrò Davinia.
Sawar avvertì una vibrazione intensa. Poi accettò l’invito.
Insieme viaggiarono attraverso gli specchi di Limbo, oltre la struttura ossea dell’universo. Nuvole d’ombra e tempeste di luce. Lei divenne liquida e calda come cera che cola. Si spalmò addosso a lui, penetrandolo, percorrendo le sue vene. Diventò lui.
“Dopotutto valeva ancora la pena di vivere” pensò Sawar.

martedì 23 dicembre 2008

DINASTIA DI LIMBO

La donna Arcon risalì la duna di sabbia, volgendo le spalle al mare infinito. Suo figlio la teneva per mano.
«Dove andiamo mamma?» chiese.
«A conoscere tuo padre» rispose lei decisa.
Le falde della tenda sbattevano al vento. Un cavallo pezzato annusò l’aria e nitrì. Un uomo dagli occhi smeraldo e la pelle bruna si alzò e andò incontro alla donna col bambino. Si fermò a due passi da loro.
«Allora questo è mio figlio?» domandò, mentre gli smeraldi gli si riempivano di lacrime.
«Si» sussurrò lei.
L’Elenty abbracciò il piccolo Arcon.
«Non avrei mai creduto di poter amare un’illusione…» disse.

JIMAN VS TIELSIN

Le ombre del corridoio che conducevano alla prigione di Tielsin vennero rischiarate da una luce innaturale, gelida come le voragini dello spazio infinito. L’Astromante alzò gli occhi e vide una sagoma deforme avvicinarsi. Ma quando Jiman lo strisciante si accostò alle sbarre, era semplicemente il Re delle dieci città. Era venuto di persona a reclamare la vita del suo prigioniero, pensò Tielsin.
«Ne verranno altri dopo di me. Non riuscirai a trasformare queste terre nel tuo scellerato covo. Prima o poi ti renderai conto che questo mondo non ti appartiene!»
Il Re sorrise.
«Consolati mago. Presto non sarai più solo» disse.

domenica 21 dicembre 2008

L'ANONIMO

L’Anonimo si avvicinò alla verità. Intendiamoci, non era proprio La Verità, ma una parvenza di essa.
La risultante lo infastidiva, un sassolino nella scarpa.
L’Anonimo rimase anonimo; “non si sa mai”, pensò.
La Verità non aveva pretese. Forse era vera per davvero…
L’Anonimo disse la sua, ma l’enunciato rimase anonimo. Parole astute, frasi ad effetto, ma tutto assolutamente anonimo… Che senso poteva avere?
La Verità scavalcò l’Anonimo e filò dritta verso un nuovo ricevente. L’Anonimo rimase dov’era, incapace di muoversi, evolvere, morire e rinascere.
L’Universo chiuse il libro e se ne andò.
Gli Anonimi invece restarono indietro, a beccare le briciole.

giovedì 18 dicembre 2008

IL MALE ED IL BENE

Io sono il buono, l’altro è il cattivo. É stato sempre così e continuerà ad esserlo. Un dualismo che nasconde il grande equilibrio cosmico. Niente di più facile, il Male ed il Bene…
Il cattivo è il distante, il diverso, l’assente, la leggenda, la cospirazione, l’assodato, belzebù, il demone degli abissi. Il buono è il vicino, il simile, il presente, il vero, l’attuale, re e padrone, bandiera e croce.
Vieni anche tu dalla parte dei buoni. Hai tutte le carte in regola; sei bianco, sei ricco, sei un meccanismo perfetto.
La distinzione…
…questo fiume di sangue che divide da sempre l’umanità.

lunedì 15 dicembre 2008

FUOCO DI COMETA

La cometa cadde sulle mura della capitale. Ci fu un bagliore accecante, la roccia esplose, si fuse, lasciando pozze di fuoco un po’ ovunque. Velixia apparve scostando le sue vesti. I disegni stellari sul velluto azzurro pulsavano di luce propria. Le guardie, al servizio di Jiman, si mossero verso di lei. Dieci, venti, trenta uomini bardati di tutto punto. Lei rimase ferma, impassibile, gli occhi perduti in un vuoto cosmico. Dietro di lei la pietra continuava a sfrigolare.
«Fermatevi uomini, altrimenti sarò io costretta a fermarvi» minacciò l’astromante.
Il capitano della guarnigione ebbe solamente un attimo di esitazione. Poi ordinò: «Uccidetela!»

giovedì 11 dicembre 2008

CHRISTMAS CAROL

"Guarda un pò chi c'è. Sei tornato anche quest'anno! Sei sempre uguale, non cambi mai! Ancora con quella risata e quella campanella, ma smettila per una volta! Comunque, sono contento di riverderti. Almeno c'è qualcuno con cui posso parlare, passare il tempo. E tu, non sei contento di rivedermi?
Ma possibile che non rispondi mai?
Come hai detto che ti chiami? Babbo Natale, giusto?
Vabbè torno a dormire: di notte sul marciapiede, quando fa freddo, fanno sempre male le ossa! Ho rimediato una coperta era lì nel secchione, ha un buco lo vedi?
Tu non sai cosa butta la gente!"

venerdì 5 dicembre 2008

SMS

Sono ormai due anni che, come ogni giorno, siedo qui accanto a mia madre: segno una crocetta sull'agenda, un'altra, è la settecentesima. Più che altro è diventata un'abitudine.
In me non c'è più nè speranza nè disperazione. Lei giace lì immobile, in coma.
Mi alzo per sgranchirmi le gambe e mi arriva un sms da
un numero sconosciuto, leggo le poche parole: "Cara, hai sofferto troppo. E' ora che torni a vivere la tua vita. Promettimelo. Sarai sempre nel mio cuore, addio".
Nello stesso istante, mia madre dischiude gli occhi, mi cerca, accenna un sorriso per poi lasciarmi per sempre.

lunedì 1 dicembre 2008

IO HO VISTO IL FUTURO

Io ho visto il futuro. Ho visto i mari alzarsi, l’Europa bruciare, i banchieri gettarsi dai grattacieli più alti. Ho visto il cancro mietere vittime come la peste, ho udito uomini che dicevano di essere stati su Marte, ho letto di un esplosione immensa e fulgida e di un fungo sopra la città di Berlino.
Non è stata curiosità. Non cercavo la pietra filosofale. Ma nei remoti spazi della matrice può succedere anche questo. Può bastare uno sguardo, una password, un click, per conoscere la data del tuo funerale.
Ma credimi, una volta che la saprai, non riuscirai più a dormire.

TERESINA

«Teresina aveva tre anni quando è caduta nel pozzo. Indossava un vestitino a righe. Era adorabile.»
«Passami l’accendino!»
Sfrigolio di cottura.
«Sua madre era proprio brava. Avevamo smesso. Lei era diventata la nostra ragione per vivere. Un’altra opportunità…»
«Questa è proprio roba forte…»
Clangore di un cucchiaio gettato in un angolo.
«A volte la vedo, sai? Quando me ne faccio un po’ di più. Mi viene incontro con quel vestitino a righe. Poi però sfuma. Se ne torna via, ma non sembra poi così sbagliato…»
«Pronto! Vai te per primo?»
Lamento appiccicoso di un laccio in tensione.
«Eccomi piccina. Sto arrivando…»