Sono ormai due anni che, come ogni giorno, siedo qui accanto a mia madre: segno una crocetta sull'agenda, un'altra, è la settecentesima. Più che altro è diventata un'abitudine.
In me non c'è più nè speranza nè disperazione. Lei giace lì immobile, in coma.
Mi alzo per sgranchirmi le gambe e mi arriva un sms da
un numero sconosciuto, leggo le poche parole: "Cara, hai sofferto troppo. E' ora che torni a vivere la tua vita. Promettimelo. Sarai sempre nel mio cuore, addio".
Nello stesso istante, mia madre dischiude gli occhi, mi cerca, accenna un sorriso per poi lasciarmi per sempre.