mercoledì 16 dicembre 2009

PREFERENZE

«Sara mi piace perché è una bambina, così ingenua. Vittoria invece perché è una donna, sexy e consapevole di sé. Di Roberta mi ricordo solo il culo, ma proprio bene. E di Elisa mi è sempre piaciuta la sua allegria...»
«Lo sai che mi fa soffrire tutto questo, a me che ho sempre voluto essere l’UNICA. Io bambina, io donna, io con il mio culo, con la mia allegria. Perché mi provochi questo dolore? Perché mi dici che mi ami se continuano ad esserci anche loro?»
«Perché tu sei l’unica che sa delle altre e nonostante questo continui ad amarmi.»

lunedì 14 dicembre 2009

UNA CAREZZA ANCORA, PASSERÁ

Un'autostrada corre libera e veloce; i treni sfrecciano nervosi sui binari; un uomo sotto un ombrello, ventiquattrore in mano.
Un istante.
La strada è ora bloccata, i binari deviati, l'uomo fermo.
Lontano, una macchina rovesciata.
Un bambino la osserva incredulo tra i vetri appannati dalle lacrime di un cielo livido. Passa oltre.
Da qualche parte suona un telefono. Chi lo sente, se lo sente, forse percepisce il tono diverso di quello squillare. Se non risponde, ad avvertirlo sarà il silenzio di quattro mura appena illuminate; raggi di luce invadenti riescono a intrufolarsi nella stanza deserta. Fredda sensazione del nulla. Un vuoto.

venerdì 11 dicembre 2009

L'EROE

L’eroe sa che non farà ritorno, ma ha bisogno di legare ad un filo la speranza. Ci sono la pioggia, il vento e le montagne, e poi chissà quante strane creature si frapporranno tra lui e la sua meta; lupi, orsi e ragni giganteschi.
La foresta nasconde antichi segreti. Sulle alture abitano i giganti delle rocce. Piccolo eroe, fin dove credi di poter arrivare?
Ma è solo nell’intento che si nasconde tutto l’ardire dell’avventuriero.
“Andiamo…” sussurri. La tua piccola casa sembra un palazzo. Vorresti rimandare la partenza, ma sai bene che non puoi.
È il vento che ti supplica di partire.

venerdì 4 dicembre 2009

TERRORISTA PER FORZA

Vorrei non avere ancora nelle orecchie il sibilo delle sirene. In questura mi trattarono male, mi interrogarono per tutta la notte. A niente era valso continuare a ripetere che niente c’entravo con i terroristi di cui andavano in cerca. Sulla rubrica di quello che avevano preso c’ero anch’io, ma neanche io sapevo spiegarmi il perché. Infine arrivò l’avvocato d’ufficio e mi disse di stare tranquillo. Al processo mi condannarono, mi fecero uscire solo perché avevo la fedina penale pulita. In seguito fui contattato dall’organizzazione, e così diventai terrorista davvero, tanto ormai ne avevo la fama.

giovedì 3 dicembre 2009

IL PICCOLO TOBIAS

La mamma del piccolo Tobias era diversa quella sera. Se n’era rimasta tutto il pomeriggio a fissare la TV sintonizzata su un canale morto, due vacui occhi ancorati al tremolante nevischio grigio.
Tobias giocava tranquillo con i treni sul tappeto rosso del soggiorno. Quando sua madre gli disse di mettersi il pigiama gli sembrò la cosa più naturale del mondo. Lei gli avrebbe rimboccato le coperte e, prima di spengere la luce, dato un bacio sulla fronte.
La sua testolina non ebbe il tempo di spiegarsi perché quella sera sua madre, invece di augurargli la buonanotte, gli infilò le forbici negl’occhi.

L’UNICORNO

L’unicorno era confinato in un recinto di filo spinato e corrente elettrica. I dottori gli facevano di continuo dei prelievi per trasformare il suo sangue dorato in costose medicine. Gli scienziati invece studiavano i suoi poteri telepatici per applicarli all’industria bellica. Un cameraman lo seguiva ventiquattro ore su ventiquattro per il reality show più in voga del momento. Ogni tanto la creatura guardava dritta nell’occhio della telecamera, come se volesse parlare al suo accalorato pubblico. Di solito in quel preciso istante partiva lo stacco pubblicitario, per ricordare alla gente che, malgrado gli orrori e le ingiustizie, lo spettacolo doveva andare avanti.

mercoledì 2 dicembre 2009

LE POLITICHE

Mirco dondolava insieme alla sua Tennent’s, la cenere lunga sul punto di cadere, il corpo magro piegato innaturalmente dall’ultima pera. Si stava insieme al banco ad aspettare il mio corretto…
«Gano, te che sai tutto, chi le vince le politiche?»
La Giorgia mi sistemò la tazzina davanti e si girò ad afferrare la bottiglia di Stravecchio, una manovra d’anche sublime che mi fece fare un balzo al cuoricino.
«Credo che questa volta vincerà la sinistra» risposi, sorridendo alla Giorgia.
«Speriamo Gano!» esclamò Mirco, grattandosi il ginocchio e sfregandosi violentemente il naso.
“Perché, che differenza farà mai!” pensai io, girando il caffè.