Seduto al tavolo del bar, sono qui che aspetto gli altri ragazzi della band.
Siamo in cinque: c’è il bassista, il chitarrista, il batterista, la voce
solista e infine un tastierista.
Anche oggi, come loro solito, i miei compagni sono in ritardo. Arrivano in
gruppo, sembrano affiatati, sulla stessa lunghezza d'onda.
Ed io mi sento messo in disparte: sono il tastierista e spesso mi chiedo se
la gente si accorga di me, se la tastiera nella band sia davvero fondamentale.
Con un bicchiere di tè, al tavolo del bar, sento il freddo intorno a me, lo
stesso che c’è dentro me.
sabato 29 novembre 2008
giovedì 27 novembre 2008
IL RITORNO DI VELIXIA
Avvolta nelle sue vesti di velluto azzurro, Velixia cavalcava la coda della cometa. L’avrebbe ricondotta al di là della breccia, nella città in cui era nata, nel paese in cui aveva conosciuto il suo amore.
Nella guerra contro gli Entropici lui l’aveva lasciata. Ma il suo spirito dimorava adesso ai confini dell’universo, laggiù dove lo spazio si piega, e il tempo assume strani significati.
Lui continuava a starle vicino, continuava a parlarle.
Era stato lui a chiederle di tornare.
Mentre traversa le montagne e scorge le prime luci delle città, Velixia alza lo sguardo verso la Vergine.
«Indicami la strada…» sussurra.
Nella guerra contro gli Entropici lui l’aveva lasciata. Ma il suo spirito dimorava adesso ai confini dell’universo, laggiù dove lo spazio si piega, e il tempo assume strani significati.
Lui continuava a starle vicino, continuava a parlarle.
Era stato lui a chiederle di tornare.
Mentre traversa le montagne e scorge le prime luci delle città, Velixia alza lo sguardo verso la Vergine.
«Indicami la strada…» sussurra.
martedì 25 novembre 2008
GLI GNOMI DEI BOSCHI
Gnomi dei boschi, sempre loro...
Mi addormento sulla panchina, i giornali ben avvolti attorno al corpo, un sacchetto di ciarpami per cuscino e… sogni d’oro. Un litro e mezzo di vino da discount è il miglior sonnifero che si possa desiderare.
Ma poi arrivano loro, con quei buffi cappelli e i loro incomprensibili mormorii. Perché la panchina del parco è vicina al boschetto di faggi, quello dietro il paese. Saltano sulle foglie secche, si arrampicano sui miei stivali sdruciti e poi si mettono a ballare sulla mia pancia.
A quel punto mi sveglio e penso: “forse è meglio che cambi discount!”
Mi addormento sulla panchina, i giornali ben avvolti attorno al corpo, un sacchetto di ciarpami per cuscino e… sogni d’oro. Un litro e mezzo di vino da discount è il miglior sonnifero che si possa desiderare.
Ma poi arrivano loro, con quei buffi cappelli e i loro incomprensibili mormorii. Perché la panchina del parco è vicina al boschetto di faggi, quello dietro il paese. Saltano sulle foglie secche, si arrampicano sui miei stivali sdruciti e poi si mettono a ballare sulla mia pancia.
A quel punto mi sveglio e penso: “forse è meglio che cambi discount!”
mercoledì 19 novembre 2008
OUROBOROS
...questa é la storia che non ha mai fine, in centouno parole che diventano mille, duemila, un milione, la storia che parla del giorno che diventa notte, e poi giorno di nuovo, che inizia d’inverno, prosegue in primavera, arriva l’estate e poi c’è l’autunno, ma la storia non finisce e allora ricomincia l’inverno, come la serpe che si morde la coda, come il cane che gira in cerchio, come la luna che torna a splendere più bella di prima, la storia che non ha mai fine, e tu lettore che cosa aspetti, adesso ritorna all’inizio, su a capo di nuovo, perché…
sabato 15 novembre 2008
SUCCHIATORI DI CARAMELLE
Succhiatori di caramelle, così vengono chiamati. La manifestazione ultima della perversione digitale.
L’assimilazione di un’entità elettronica da parte di una sua simile è un atto identico al cannibalismo. Non è una cosa facile, perché la vittima deve essere ignara, poco pratica dei mondi binari e praticamente immobile. Per questo motivo queste aberranti creature della rete preferiscono i bambini, o ancora meglio gli infanti. Caramelle, li chiamano.
Vengono attaccati ai processori, liberati in una stanza vuota e poi divorati. Il risucchio dell’entità; la nuova droga.
Ecco, ne ho appena individuato uno.
Sta digerendo la sua ultima vittima… Bastardo!
Che faccio, lo friggo?
L’assimilazione di un’entità elettronica da parte di una sua simile è un atto identico al cannibalismo. Non è una cosa facile, perché la vittima deve essere ignara, poco pratica dei mondi binari e praticamente immobile. Per questo motivo queste aberranti creature della rete preferiscono i bambini, o ancora meglio gli infanti. Caramelle, li chiamano.
Vengono attaccati ai processori, liberati in una stanza vuota e poi divorati. Il risucchio dell’entità; la nuova droga.
Ecco, ne ho appena individuato uno.
Sta digerendo la sua ultima vittima… Bastardo!
Che faccio, lo friggo?
martedì 11 novembre 2008
L'EVOCAZIONE NON RIUSCITA
Qualcosa andò storto.
L’evocazione era anche un sacrificio. Tielsin era pronto a dare la sua vita per confinare oltre il cancello Jiman lo Strisciante. Il varco si apriva attraverso la mente dello stesso Astromante, una pratica magica senza possibilità di ritorno. Faceva parte del piano.
Il codice era quello giusto.
La distanza tra lui e il suo obbiettivo anche.
Qualcosa però schermava il canto. La melodia del cosmo non arrivava nei sotterranei del castello.
- Piombo… - sibilò Tielsin, sfiorando le fredde pareti della cella. “Che stupido!” pensò.
Jiman era stato prudente.
Da quella prigione l’Astromante non sarebbe mai uscito vivo.
L’evocazione era anche un sacrificio. Tielsin era pronto a dare la sua vita per confinare oltre il cancello Jiman lo Strisciante. Il varco si apriva attraverso la mente dello stesso Astromante, una pratica magica senza possibilità di ritorno. Faceva parte del piano.
Il codice era quello giusto.
La distanza tra lui e il suo obbiettivo anche.
Qualcosa però schermava il canto. La melodia del cosmo non arrivava nei sotterranei del castello.
- Piombo… - sibilò Tielsin, sfiorando le fredde pareti della cella. “Che stupido!” pensò.
Jiman era stato prudente.
Da quella prigione l’Astromante non sarebbe mai uscito vivo.
domenica 9 novembre 2008
L'OCCHIO DELLA GALASSIA
Le celle per gli Astromanti erano prive di feritoie. Un fazzoletto di cielo stellato era sufficiente a richiamare un potere distruttivo. Ma Tielsin non aveva bisogno delle stelle per realizzare il suo piano.
Nelle dieci città si respirava la paura. Con le menzogne e con la forza, il popolo era stato sedato. Tutto era pronto per l’avvento dei figli di Jiman, la progenie strisciante.
Nell’oscurità della sua cella, Tielsin percepiva la presenza del re. Camminava nelle sue stanze, pochi metri di roccia più sopra.
Attingendo ad ogni suo potere, compose il codice per aprire il cancello. Uno spiraglio sull’occhio della galassia…
Nelle dieci città si respirava la paura. Con le menzogne e con la forza, il popolo era stato sedato. Tutto era pronto per l’avvento dei figli di Jiman, la progenie strisciante.
Nell’oscurità della sua cella, Tielsin percepiva la presenza del re. Camminava nelle sue stanze, pochi metri di roccia più sopra.
Attingendo ad ogni suo potere, compose il codice per aprire il cancello. Uno spiraglio sull’occhio della galassia…
venerdì 7 novembre 2008
IL LAMENTO DI CASANOVA
"Mi ha detto NO. Ma è solo un sogno, un brutto sogno. Un incubo.
Mi ha detto NO. Anche oggi come ieri, l'altro ieri e un mese fa.
Mi ha detto NO. Io che non ho mai ricevuto un rifiuto da nessuno.
Mi ha detto NO ed io oggi le dico ADDIO."
Nel silenzio della notte, un rumore, uno sparo e poi nulla più.
In un angolo, un gatto nero come la pece, spaventato, soffia e scappa via
mentre il moderno Casanova cade lì a terra goffamente.
E lui non saprà mai che lei, forse un giorno, gli avrebbe detto NI.
Mi ha detto NO. Anche oggi come ieri, l'altro ieri e un mese fa.
Mi ha detto NO. Io che non ho mai ricevuto un rifiuto da nessuno.
Mi ha detto NO ed io oggi le dico ADDIO."
Nel silenzio della notte, un rumore, uno sparo e poi nulla più.
In un angolo, un gatto nero come la pece, spaventato, soffia e scappa via
mentre il moderno Casanova cade lì a terra goffamente.
E lui non saprà mai che lei, forse un giorno, gli avrebbe detto NI.
giovedì 6 novembre 2008
LA PETRA
«Allora, si diceva della Petra…»
«Beh, si parlava anche del Gran Premio… »
«No, di quello ne parlavi te. A me interessa solo la Petra.»
«Ah, va bene… Dimmi…»
Appoggiato allo spigolo del bancone, ascoltavo Guido, creatura da bar. Lui c’aveva un sambuchino ammoscato, io un bicchiere di bianco. Era l’ora del TG.
«Bella figa!»
«Puoi dirlo forte! Ma è un po’ cara…»
«A me fa lo sconto…»
«Ah si?» Era un bluff, sicuro.
«Ieri sera ci siamo strapazzati per due ore!»
«Quanto?»
«Cinquanta!»
«Ma va!»
«Giuro…»
Finii il bianco d’un fiato.
«Bravo!» “Stronzo”, pensai.
C’ero stato io… con la Petra.
«Beh, si parlava anche del Gran Premio… »
«No, di quello ne parlavi te. A me interessa solo la Petra.»
«Ah, va bene… Dimmi…»
Appoggiato allo spigolo del bancone, ascoltavo Guido, creatura da bar. Lui c’aveva un sambuchino ammoscato, io un bicchiere di bianco. Era l’ora del TG.
«Bella figa!»
«Puoi dirlo forte! Ma è un po’ cara…»
«A me fa lo sconto…»
«Ah si?» Era un bluff, sicuro.
«Ieri sera ci siamo strapazzati per due ore!»
«Quanto?»
«Cinquanta!»
«Ma va!»
«Giuro…»
Finii il bianco d’un fiato.
«Bravo!» “Stronzo”, pensai.
C’ero stato io… con la Petra.
mercoledì 5 novembre 2008
LILÍ SULLE ROTAIE
- Lilí, ma dove vai? Vieni qua! -
Piedini nudi di fata sulle traversine, un gioco d’infanzia.
- Non fare la scema, dai! Guarda che arriva il treno… -
Capelli raccolti le scendono lungo la schiena, nell’aria frizzante del mattino.
- Fermati pazza! Non vorrai entrare in galleria? -
Lilí non si è mai sentita così libera, così semplicemente vera, così inconsciamente complice della vita.
- E dai, su. Finiscila! Torniamo a casa! -
Ancora dieci passi, poi scompare nelle ombre del tunnel.
- Lilí! Smettila di fare così! Torna indietro! -
Fiuuuuuu…
…e da lontano arrivò il rumore del treno…
Piedini nudi di fata sulle traversine, un gioco d’infanzia.
- Non fare la scema, dai! Guarda che arriva il treno… -
Capelli raccolti le scendono lungo la schiena, nell’aria frizzante del mattino.
- Fermati pazza! Non vorrai entrare in galleria? -
Lilí non si è mai sentita così libera, così semplicemente vera, così inconsciamente complice della vita.
- E dai, su. Finiscila! Torniamo a casa! -
Ancora dieci passi, poi scompare nelle ombre del tunnel.
- Lilí! Smettila di fare così! Torna indietro! -
Fiuuuuuu…
…e da lontano arrivò il rumore del treno…
sabato 1 novembre 2008
UOMO LUPO
Non posso, non voglio ricordare.
Due notti fa, al giardino delle rose. Io insieme a lei, e la luna.
- Amore, cos’hai? Stai male? -
- Tesoro, non dovremo trovarci qui. Non con questa luna… -
- Cosa dici? Non ti capisco… -
- Ecco che ritorna, lo sento… -
Provo a resistere, ma il demone che mi alberga risponde solo alla voce del disco perlato. La pelle di lei è morbida sotto i miei canini, innaturalmente allungati. Affondo nel calore del sangue, io abominevole caricatura di un lupo, piegato sulla sua bellezza, nel mezzo al roseto…
No, non voglio ricordare…
Due notti fa, al giardino delle rose. Io insieme a lei, e la luna.
- Amore, cos’hai? Stai male? -
- Tesoro, non dovremo trovarci qui. Non con questa luna… -
- Cosa dici? Non ti capisco… -
- Ecco che ritorna, lo sento… -
Provo a resistere, ma il demone che mi alberga risponde solo alla voce del disco perlato. La pelle di lei è morbida sotto i miei canini, innaturalmente allungati. Affondo nel calore del sangue, io abominevole caricatura di un lupo, piegato sulla sua bellezza, nel mezzo al roseto…
No, non voglio ricordare…
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