martedì 11 maggio 2010

FÉE VERTE

Si svegliò che il sole era già alto: la testa pesante, la bocca impastata.
Una parola: “Casanova”, da lei pronunciata per scherzo la sera precedente, aveva scatenato un fraintendimento.
Sopra di lui il cielo terso, brillante di miliardi di stelle, e quel freddo che gli penetrava dentro.
Incredulo per quello che gli stava accadendo: non riusciva a togliersi dalla testa quella piccola donna, conosciuta per caso. Gli aveva sedotto la mente, prima che il corpo. Avrebbe voluto averla accanto a sé, stringerla, accarezzarla, scaldarla, accenderla.
Rientrò in casa: né birra, né vino, solo una bottiglia di Absinth.
Se lo preparò doppio.