Ho fame di luce in queste ore che conducono al mattino.
Sete d’ombra in cui lasciarmi avvolgere, come fosse seta.
In silenzio poso me stessa nel mio nido di carne, caldo e senza fondo.
Gli occhi sono svegli, vegliano addormentati, grandi, chiusi in un profondo sonno introvertito.
Intravvedo i chiarori di una pena remota, la bocca serrata su un segreto che incombe: il ricordo di un incontro alimenta i fantasmi della fame.
Le costellazioni sbiadiscono lente attraverso l’aurora, come muscoli che scivolano in un ansimante nodo.
Lo specchio riflette un volto.
Un raggio di luce, chiaro e violento.
Denudato e muto.