mercoledì 29 settembre 2010

ESTATE 1987


Era l'estate di Zucchero e di The Final Countdown ed io ero poco più di un bambino, mentre lei sembrava già una donna, anche se aveva un anno meno di me. Rimanemmo a parlare fino a tardi di musica, di Marylin Monroe e dell'estate che finiva. Ci fu un momento in cui tutto parve fermarsi. Io la guardai, lei mi guardò e pensai che se non la baciavo adesso non l'avrei mai più baciata. Infatti andò proprio così.
Oggi la ricordo ogni volta che l'organo attacca le prime note di Hey Man...
...che sei solo come me, dall'altra parte della strada.

domenica 26 settembre 2010

101

Ora che ho iniziato non posso fermarmi. È una corsa disperata contro questo tormento, una maledizione che fa fremere le mie dita sulla tastiera. Qualcosa si è insinuato dentro di me e so che nel momento in cui smetterò di battere su questi tasti, lui l'avrà vinta, almeno che non arrivi a centouno. Centuno è il traguardo, la meta più ambita, la salvezza. Sono già a sessantasette con questa, e continuo a contare...
È solo un gioco o sono impazzito? Non dovrei domandarmelo, eppure c'è qualcosa che non va.
Non mi devo distrarre... centouno, abbiamo detto. Ci siamo quasi...

Ma lo scrittore non riuscì mai a terminare la storia di 101 parole. Si fermò a quel “quasi”, la novanonevesima, e poi qualcosà lo ghermì, roteò gli occhi e si accasciò sulla sedia. Il cursore continuò a fargli l'occhiolino.

lunedì 20 settembre 2010

COMPLEANNO

Quella mattina si alzò tardi. Aveva dormito tranquillo e con la pace nel cuore. Appena aprì gli occhi, sbadigliò e sorrise a quel piccolo ragno che da due giorni aveva nidificato sul muro di casa sua. Sembrava guardarlo e battere gli occhi come per dire "Buongiorno amico". Stropicciandosi gli occhi si mise seduto sul letto e si guardò intorno: un'aria nuova l'avvolgeva, una sensazione di benessere aleggiava nella sua stanza. Circondato dai suoi dipinti, alcuni completi altri in lavorazione, sentiva una nuova forza vitale che lo spronò a prendere il pennello e a festeggiare i suoi 30 anni, dipingendo.

giovedì 16 settembre 2010

IL PAESE SENZA EROI

Nel paese senza eroi la gente vive serena raccontandosi un mucchio di storie. Neanche nelle storie ci sono eroi, perché nessuno sa cosa siano. Persone importanti? Valorosi guerrieri? Principesse temerarie? Ma forse esiste una spiegazione più semplice. In questo remoto paese dalle case piene di colori, tutti gli abitanti sono un poco eroi, e per esserlo non sentono il bisogno di sentirsi tali. Allora un bel giorno gli eroi hanno smesso di esistere. Ci sono uomini saggi, donne piene d'amore e bambini che fanno sogni stupendi.
E poi ci sono le zie...
...sono sempre loro che raccontano le favole più belle.

venerdì 10 settembre 2010

LA VALIGIA SUL LETTO

Aprì la sua valigia e rimase a guardarla chiedendosi perché lo stesse facendo. Doveva riempirla con abiti pesanti perché nel paese, per cui era diretta, avrebbe trovato un clima rigido a cui non era abituata. Sentiva il desiderio di partire ma allo stesso tempo la voglia di restare. Ogni indumento che infilava era un chilometro che la portava lontano dalla sua terra, dalla sua famiglia, dai suoi amici e dai suoi cari animaletti. Una lacrima fece capolino e senza pensarci e meccanicamente impilò abiti su abiti perché la sua scelta ormai l'aveva fatta. Doveva partire conscia che presto sarebbe ritornata.

giovedì 9 settembre 2010

MATER

E pensare che delle donne sulla quarantina che conosco, ancora single, lei è quella pronta da sempre per avere un figlio. Ora le sue amiche sono madri o stanno per diventarlo e lei sembra non pensarci. Io gliel'ho detto, lei ha distratto lo sguardo e gli occhi le si sono riempiti di lacrime. Dal giorno in cui l'ho conosciuta è sempre stata presente e attenta con le mie figlie. Ha sostenuto me nei momenti di difficoltà. C'era, c'era sempre, bastava una telefonata e lei c'era. Ho allontanato velocemente il mio sguardo da lei, ora so di non sapere molto di lei.

domenica 29 agosto 2010

BATTUTACCIA

Era un giorno di quelli aggrappati al bancone, col fuoco in corpo e la mente in balia del vortice alcolico. Succede di rado perché, detto in tutta onestà, in quelle condizioni faccio proprio schifo. Di solito rimango su un livello alticcio e giocherellone, ma quel giorno andò così...
Nel bar entrò Pinuccio, mogio come un gattino infreddolito. La moglie era dal ganzo, al solito... A me scappò una battutaccia, lui mi guardo sbieco e se ne andò. Tre giorni dopo lo trovarono nel fiume, gonfio come un canotto.
Mi ci volle un anno per levarmi di dosso il senso di colpa!

giovedì 26 agosto 2010

UN COLPETTINO

L'uomo sorseggiò piano il suo caffè, ché tanto fuori pioveva a dirotto e non aveva alcuna intenzione di bagnarsi. L'appuntamento era alle sette, ma per una volta potevano aspettarlo. In tanti anni aveva sempre spaccato il minuto, ma da qualche giorno le cose erano cambiate. La sua vita era cambiata.
"Un colpettino" gli aveva detto il dottore. "Nulla di cui preoccuparsi, basta continuare con la terapia..." Lui non credeva alle medicine, ma fece come gli era stato ordinato. Il caffè gli lasciò un retrogusto cattivo. "Maledetto decaffeinato", pensò. Ma poi guardò fuori, vide un raggio di sole e il retrogusto passò.

martedì 24 agosto 2010

SE PROPRIO LA DEVI GIOCARE, GIOCALA SPORCA!

Il giocatore di biliardo mirò alla nove d'angolo con la sigaretta stretta tra i denti e tante goccioline di sudore che gli imperlavano la fronte. Sapeva che quel colpo poteva valergli molto più della vita. Il diavolo lo osservava dall'altro lato del tavolo verde, impegnato a lavorarsi col gessetto la punta della sua stecca. Per lui era solo una delle tante partite.
- Se la butto sono salvo, vero? - chiese l'uomo per l'ennesima volta.
- Per ora... - rispose ammiccando Belzebù.
Partì il colpo, la palla s'alzò inaspettatamente e colpì il demone in mezzo agli occhi lasciandolo in terra stecchito.

venerdì 6 agosto 2010

RICORDI

Sfoglio l'album dei ricordi e tra le foto di me piccolina ecco apparire quella che suscita pensieri stupendi. Eravamo io e lui, piccoli e teneri. Con i giochi in mano e abbracciati che guardiamo chi, da dietro la macchina fotografica, spera di far uscire una foto almeno decente.
Lo ricordo quel giorno, come non potrei. Abbiamo giocato l'intera giornata, nessuna stanchezza a fermarci, abbiamo corso e disegnato con i bastoncini sulla terra creando un mondo fantasioso. Il nostro.
Se non fosse stato per quel flash sembrava che l'intera città si fosse magicamente ridotta a due sole persone. Noi.