venerdì 27 febbraio 2009

RANDAGIO

Cerchi un pasto tra i cassonetti, Fido. Un osso, avanzi di pane, o al limite lecchi il sugo che sgocciola. Non te la passi poi così male, dai!
Certo, le notti sono un po’ fredde, ma un posticino lo rimedi sempre. Vai a zonzo, ti azzuffi coi felini rognosi, poi fai il palo davanti alla macelleria. Ogni tanto passa la cagnolina della signora Bertelli, una barboncina niente male. Ti dai un tono, tiri su la coda, ma se non è il tempo lasci perdere tutto.
Tutto questo per quanto tempo? 15 anni al massimo?
Vi è andata bene a voi canidi.

mercoledì 25 febbraio 2009

LA VENUTA DEL DIO DEL FUOCO

Oltre il deserto, nel remoto sud, la terra tremò. Il vulcano accese la notte, la lava si riversò sulla giungla, divorando alberi e piante. E mentre un fiume incandescente descriveva una scia scarlatta, Adú apparve. Si ergeva su una pietra in mezzo alla lava. Balzò sulla terra e questa divenne cenere sotto di lui. Con ampie falcate si avviò verso il deserto, verso colui che lo aveva chiamato.
Adú non conosceva gli uomini, ma presto loro avrebbero conosciuto lui. Presto sarebbero diventati i suoi adoratori.
Al mattino il sole spuntò e Adù rimase immobile, colpito dalla visione.
Versò lacrime di fuoco.

lunedì 23 febbraio 2009

MATITE COLORATE

Ho perso la voglia, il desiderio o forse solo l'ispirazione di immaginare, creare, disfare e ricreare.
Ho perso tutto ciò che mi faceva sentire di essere vivo tra i vivi e, nonostante ciò, non provo alcun senso di vuoto. Nulla mi spinge a ricercare quella forza creativa di un tempo.
Tutto è là in ciò che ho creato: espressione di un sentimento ermeticamente serrato.
So di essere giunto a destinazione o magari è solo una prima tappa del mio cammino. Quello che sono ha trovato espressione, chiara o forse no, per mezzo di matite colorate che ora sono lì abbandonate sul comò.

domenica 22 febbraio 2009

L'AMICO

L’amico mi venne incontro con le braccia allargate e gli occhi umidi. Puzzava di grappa e si reggeva poco bene sulle gambe.
«Che è successo?»
«Niente Gano, ho solo bisogno di parlare un po’.»
E difatti lui parlò tutta la sera, e nel frattempo si scolò quattro pinte. Io non fui da meno…
Il giorno dopo era tornato alla sua vita; moglie, figli, lavoro…
Lo rividi un anno dopo. Stessa storia. Una serata al bar, qualche birra e poi più nulla.
Esistono amici buoni solo per bere. Sono un po’ paraculo, ma che vi devo dire? Ognuno c’ha i suoi problemi…

GIOCHI DEMIURGICI

Estrai un numero da 1 a 100.
Fatto?
Ecco, adesso prova a dargli un senso.

15, perché a 15 anni ho conosciuto l’amore.
49, era l’autobus che prendevo per andare a lavoro.
77, sono le ultime cifre del mio numero di cellulare.
4, le donne che ho avuto.
82, i mondiali di calcio, quelli vinti in Spagna.
99, il numero civico del mio migliore amico.
21, uno dei miei numeri fortunati.
50, la metà precisa, l’eterna indecisione.
19, il mio giorno di nascita, 19 marzo.
28, il voto con cui mi sono laureato.

Ehi, hai finito di giocare a fare dio?

MAZI

Il sergente Mazi conservava un buon 57% di umanità, sufficiente per non venir considerato un bionico. Come lei ne erano rimasti pochi, dalla parte degli umani.
«Situazione Livello 4?»
«Libero sergente. Può entrare.»
Settecento metri separavano la donna dal generatore, quello che ricaricava regolarmente le protesi dei bionici di tutti i livelli. Con quello fuori uso, gli umani avrebbero facilmente ripreso possesso degli impianti fotovoltaici, assicurandosi un netto vantaggio nella guerra che andava avanti ormai da anni.
«Nessuno in visuale. Procedo come da….»
«Sergente Mazi? Mi sente?»
«É stata colpita! Hanno imparato ad oscurare i segnali.»
«Il livello è perduto, generale!»

IL TRENO

Quando il treno corre non mi preoccupo. Il tempo rimane sospeso, e niente può succedermi. Per questo motivo amo viaggiare, specialmente di notte, quando tutto sembra dormire. Mi perdo nelle luci lontane; case, lampioni, auto…
42 chilometri separano le mie due vite, una tratta che l’intercity copre in meno di mezz’ora. Ed io, due volte al giorno, 14 volte la settimana, seduto nello scompartimento di seconda classe, con la testa poggiata al finestrino, con gli alberi e le case che mi sfrecciano davanti, mi sento finalmente sereno.
Potrei chiedere di più?
E perché mai? Io sono un tipo che si accontenta.

venerdì 20 febbraio 2009

LA LEGGENDA DI ADÚ

“Quando la Terra era giovane e il Sole splendeva con forza nel cielo scuro ancora privo di nuvole, vivevano strane creature fatte di roccia liquida e gas. Si chiamavano Laviani, perché nelle loro vene non scorreva sangue ma lava, e i loro occhi erano pietre incandescenti.
Quando Acqua, la grande signora, rifluì sulla Terra, i Laviani dovettero lasciare la sua superficie per rifugiarsi nelle grotte sottorranee. Ma presto morirono, perché non potevano più vedere il Sole, che adoravano come un padre.
Solo uno ne rimase. Il suo nome é Adù, e dorme ancora sotto il grande vulcano, attendendo il tempo della rivalsa.”

giovedì 19 febbraio 2009

CONTADINI

Tielsin e Velixia avevano lasciato le dieci città. Il tempo degli Astromanti era terminato. La gente non voleva avere più nulla a che fare con loro, e adesso che la minaccia di Jiman lo Strisciante era stata sgominata, il popolo poteva riprendere a vivere in pace.
Ma il mondo oltre la breccia nascondeva ancora molti segreti. Gli Astromanti avevano iniziato ad esplorarlo dopo aver sgominato gli Entropici, molti anni prima.
Tielsin e Velixia discesero le montagne e avvistarono i primi insediamenti umani. Chiesero ospitalità ai contadini e a sera cenarono con loro, nella sala del fuoco. Il fattore raccontò una storia…

martedì 17 febbraio 2009

L'AVVENTO

Alzai lo sguardo e vidi Giove allineato con il Cane Minore; poteva voler dire solo una cosa, e cioè che l'avvento era prossimo.
«Mamma! Mamma! Papà non tornerà!»
«Tesoro, ma cosa dici? Chi ti ha detto una cosa simile?»
«Sono stati gli astri. Guarda lassù, Giove è in fila insieme a quelle stelle…»
«Ma cosa c’entra…» disse lei, ma io lessi paura nel suo sguardo.
Lei chiuse la finestra e abbassò la luce della lanterna.
«Adesso dormi» mi disse.
La mattina dopo un messaggero arrivò al castello annunciandoci la sconfitta dell’esercito e l’avanzare delle armate dell’oscurità.
Fu l’inizio del secolo tenebroso.

lunedì 16 febbraio 2009

TERRA ROSSA

Ho oltrepassato per tre volte consecutive le pieghe del cosmo, ho messo a repentaglio la vita del mio equipaggio, ho esposto la mia nave a rischi che solo un folle avrebbe tentato. Tutto questo per rivedere lei.
Può esistere una cosa chiamata amore negli spazi infiniti del periodo della Grande Colonizzazione? Molti credono che sia superfluo, altri che sia completamente inutile. Ma io mi chiedo che senso potrebbe avere la vita senza questa forza suprema che piega gli elementi, distrugge le distanze e distorce il tempo.
Dall’oblò riesco a scorgere la terra rossa che ricopre il suo pianeta.
Amore, sto arrivando…

venerdì 13 febbraio 2009

IL SALICE PIANGENTE

La fronte è imperlata di sudore, il corpo attraversato da vampate di calore, non ho più forza nelle gambe. Le braccia mi fanno male, le mani sono rotte dai sassi del selciato. Un fitta dritta al petto mi taglia il fiato testimone del sopruso appena subito. Tutto è successo in un istante. Provo dolore e rabbia: dolore per gli schiaffi ricevuti, rabbia perché me le sono andate a cercare. Ero al fast food per uno spuntino veloce: non ho avuto neanche il tempo di ordinare, che già mi trovavo a terra, li dove ora la coscienza confusa si perde sotto un salice piangente.

martedì 10 febbraio 2009

L'ATTESA

Un'ora di attesa e ancora non è il mio turno. Mi annoio, mi guardo intorno ed ho già letto tutte le riviste. Un bimbo esuberante, che tiene banco, attira la mia attenzione. I nostri sguardi si incrociano: i suoi occhi sono lucidi, penetranti e neri come la pece.
Si gira e mi viene incontro lentamente, fa per parlarmi quando mi allunga la mano, piccola e bianca. Al centro, sul palmo, una goccia trasparente riposa: me la lancia contro e mi grida: "sogna".
Faccio un sobbalzo, mi sento sudato, una voce mi chiama e in sala d'attesa non c'è più nessuno.

NOTTE BIANCA

Un'altra notte bianca stava volgendo al termine. In lontananza, oltre le cime dei palazzi, il cielo iniziava a schiarirsi timido. Era l'ora che preferiva; l'ora in cui la città si ovattava in un'innaturale silenzio, l'aria si faceva più pulita e le strade si svuotavano dei parassiti che da lì a poche ore sarebbero tornati ad infestarle. Tutto traeva un profondo respiro prima di tuffarsi nel nuovo giorno.
Entrò in casa, dove il buio era abissale. Si coricò sul letto rimanendo a fissare il soffitto.
Sarebbe bello vedere l'alba, pensò malinconico.
Ma quella era la sua condanna, da tre secoli a quella parte.

lunedì 9 febbraio 2009

LA TORRE NEL DESERTO

Oltre la breccia vi erano i villaggi, e poi i grandi fiumi, e oltre ancora le paludi. Pochi si erano spinti fin là.
Ma c’erano leggende che parlavano di un grande deserto che si estendeva dalle paludi al mare. Laggiù, dentro una torre che toccava il cielo, dimorava l’astromante Numi. Leggeva le stelle, parlava ai pianeti e ascoltava il canto delle galassie.
Ma nel silenzio ossessionante del deserto, i suoi orecchi udirono il richiamo della terra. Non la voce consolante della Grande Madre, ma il bisbiglio raccapricciante del suo figlio corrotto.
Numi smise di rivolgersi al cielo e seguì quel richiamo.

mercoledì 4 febbraio 2009

LE LUCI DELLA CITTÁ

Le luci della città facevano capolino oltre il guardrail della tangenziale intasata. Era così ogni sera.
Chiuso nell'abitacolo imbottito di musica, cantando a squarciagola come stesse recitando una preghiera per far defluire il traffico, pregustandosi la cena calda, una birra fredda, un film spazzatura, la ragazza con cui conviveva, scordandosi del lavoro, del mondo e dell'ombra della guerra che ogni giorno si faceva più tangibile.
Domani tanto sarebbe rincominciato tutto.
Una pausa tra i brani. Un silenzio teso. Una luce abbagliante che squarciò il cielo notturno.
Udì un boato prima che la luce lo inghiottisse e tutto diventasse per sempre nero.

martedì 3 febbraio 2009

L'EVOCAZIONE FATALE

Krisha, evocatrice dell’Ombra, rimase dentro i confini dei disegni; cerchi e simboli tracciati col gesso sotto la navata del tempio. Domandava i servigi di Ukrodrolhak, Ombrato del settimo cerchio.
E lui venne e la stette ad ascoltare, annuì obbediente scrutando le sue forme sotto l’abito del rituale.
Scattò un tentacolo nero come l’oblio. Afferrandola prese le sembianze di una creatura ispida e bavosa. Le spinse la faccia sul freddo pavimento, le montò sopra infilzandola col suo enorme membro, le tirò i capelli fino a romperle il collo.
Inorriditi?
E che cosa ci aspettavate da una storia di demoni?
Ah, ah, ah!!!

lunedì 2 febbraio 2009

LA RICERCA DEL NULLA

C’era una volta un uccello che si lamentava della sua gabbia perché era piccola e lui non poteva volare. Un giorno venne liberato e incominciò a lamentarsi del troppo spazio che aveva intorno.
C’era una volta un pesce che soffriva perché stava in un acquario. Quando venne liberato ebbe molta paura del mare e volle tornare da dove era venuto.
C’era una volta un uomo solo che soffriva perché voleva amare. Quando molte persone s’ interessarono a lui l’uomo si stancò di loro e tornò ad essere solo.
C’era una volta un dio che vide tutto questo.
“Dove ho sbagliato!” pensava.