mercoledì 28 gennaio 2009

PRESAGI E SEGRETI

«Papà, guarda! Due stelle cadenti!»
Il bimbo alzò il dito verso i misteri della volta celeste. Il padre gli accarezzò dolcemente la testa.
«È un buon presagio» sussurrò.
«Significa che inizierai a seminare?»
«Si, domani prepareremo i campi.»
«Posso venire con te?»
L’uomo guardò il volto di suo figlio e lo scoprì cambiato. Presto non sarebbe più stato un bambino.
«Va bene, ma adesso è l’ora di andare a letto.»
Nel mondo oltre la breccia viveva gente semplice, in armonia con la natura e con gli astri. Eppure un terribile segreto dormiva sotto le terre che coltivavano.
Dimenticato ma non sconfitto.

martedì 27 gennaio 2009

SIBILLA

Secondo voi potevo lasciarla vivere, dopo quello che mi ha fatto?
Non sarei riuscito a dormire un’altra notte sapendola nel letto di quel bastardo.
Mia cara Sibilla, ricorderò sempre le tue borsette alla moda, le sigarette sottili che fumavi, ed i rossetti accesi che ti davano quell’aria un po’ aristocratica. E poi naturalmente i pizzi…
Ma che ti è saltato in mente? Davvero pensavi di potermela fare sotto il naso?
Aspetta che ti rimetto a posto i capelli. Ecco, così… Guarda che casino!
Addio tesoro, adesso vado da lui. Vedrai, non sarò altrettanto caritatevole. Ho davanti tutta la notte per divertirmi….

sabato 24 gennaio 2009

IL CRISTALLO

Il cristallo, apparentemente un blocco di ghiaccio cavo, perfettamente strutturato, mostra graziose lavorazioni che risaltano all’occhio. Dentro riposa un liquido dorato, leggermente oleoso.
Avverto l’inebriante profumo, pungente e fragrante, un vero orgasmo olfattivo.
Liscia distesa di prelibato distillato, mi viene come la voglia di berlo, incapace di comprendere se questo mio desiderio non sia in effetti una necessità, oppure debolezza.
Avvicino alle mie labbra l’estremità del cristallo, lentamente inarco la glaciale struttura, e attendo il contatto, il bacio di fuoco. Poi lo sento scendere ed accendermi.
E anche questa volta è lui in realtà che mi beve e non il contrario.

giovedì 22 gennaio 2009

L'ULTIMA STORIA

«Babbo, che cosa stai facendo?»
«Scrivo storie, piccino.»
«Che tipo di storie?»
«A volte sono storie di avventure, altre volte sono favole per bambini.»
«Per chi le scrivi?»
«Per te, amore, e per i tuoi fratelli.»
«Me ne racconti una?»
«Certo! Quale vuoi ascoltare?»
«Non lo so... L’ultima che hai scritto!»
«Ma non è ancora finita…»
«Non importa. Raccontala fino a dove sei arrivato.»
«Ma senza un finale non la capiresti…»
«Te lo scrivi io il finale, babbo!»
«Davvero?»
«Certo!»
«E allora, come finisce?»
«Così…»
Allora il bimbo abbracciò il padre e gli dette un bacio.
«Ti voglio bene babbo» disse.

martedì 20 gennaio 2009

LA PROMESSA DI SAWAR

«Perché non può venire con me?»
«Mi spiace ma lo screen di suo figlio non mostra i requisiti necessari per prendere parte al progetto Limbo.»
L’uomo guardò con odio la programmatrice. Lei rimase impassibile.
«Che ne sarà di lui?»
«Parteciperà ad un programma alternativo. Limbo non è l’unica arca della salvezza, questo lo sa anche lei.»
«Si ma… potrò rivederlo?»
«Chissà, forse un giorno…» ma la voce della donna era gelida, priva di emozioni.
L’uomo abbracciò il ragazzo.
«Thomas, ti prometto che ci rivedremo» disse. Poi si addormentò, e sognò di chiamarsi Sawar.
Fu quella promessa non mantenuta a trasfigurargli l’anima.

lunedì 19 gennaio 2009

IL PICCOLO PESCATORE

Il bambino sedeva sulla sponda del lago con una canna di bambù in mano. La teneva dritta davanti a se, a un palmo dalla superficie dell’acqua, proprio come se stesse pescando, ma non c’erano né filo né esca.
«Che stai facendo?» domandò un signore che passava di lì.
«Sto pescando» rispose il bambino.
«Hai già preso qualcosa?» lo schernì l’uomo.
«Per fortuna no. Poveri pesci!» replicò allarmato il piccolo pescatore.
L’uomo rimase in silenzio, confuso da quelle parole. Poi se ne andò.
“Non è per niente facile far ragionare gli adulti fuori dai loro schemi”, pensò il bambino, continuando a pescare.

venerdì 16 gennaio 2009

LA MORTE

Arrivò e disse: “Si va?”
Era arrivata la mia ora, ma non me ne dolevo. Ho avuto una bella vita; ho amato, ho odiato, ho riso ed ho pianto. Ho avuto tre splendidi figli e due magnifiche mogli. Ho goduto del sole di settantasette estati e della neve di settantasei inverni. Sono stato un uomo fortunato, io.
“Allora, sei pronto?” incalzò. Odio quando mi si mette fretta.
Insomma, vi dicevo, ho fatto di tutto. Ho viaggiato, ho cantato, ho ballato, a volte ho perso ma più spesso ho vinto. Non posso certo lamentarmi.
“Si sta facendo tardi…”
“Arrivooooo!”
Però che stronza!!

lunedì 12 gennaio 2009

IL PIANTO DI MILA

La trovò che piangeva con lo sguardo rivolto al mare infinito.
«Mila, che cosa c’è?»
«Non ce la faccio più!» singhiozzò lei.
Lui le circondò le spalle, la strinse a se.
«Non ne posso di questa assurda prigione, questo mondo fasullo!» continuò la donna Elenty.
«Guardami!» le disse lui. «Ti prometto che usciremo di qui. Arriverà il tempo dell’Emersione ed insieme lasceremo Limbo»
Mila guardò negli occhi il suo uomo e si sentì ancora più triste.
“Druge, amor mio, tu sei solo un Arcon. Non ti è permesso di uscire da questo mondo…” pensò. Ma non ebbe il coraggio di dirglielo.

LA PARTITA

Il primo tempo é finito. La gente si riversa fuori dal bar a fumare. A me non interessa il calcio, ma tendo l’orecchio. Zero a zero. Che il diavolo se li porti tutti!
Cellulari, messaggini, pronto, ciao, si vengo, si non vengo… La porta a vetri non sta ferma un secondo.
Si avvicina Renzino con la radiolina, creatura demodé. Puzza di stravecchio e sigaro toscano.
«Ciao Gano, come ti butta?»
«Non c’è male Renzo, non c’è male!»
La gente intanto rientra per il secondo tempo.
«Come stanno?» chiedo.
«Sempre zero a zero» fa Renzino.
«Che il diavolo se li porti tutti…»

venerdì 9 gennaio 2009

PERCEZIONE TELEVISIVA

«Pronto, ciao. Che fai, vieni stasera al bar?»
«Ma sei pazzo! C’è la guerra!»
«La guerra? Ma cosa dici?»
«Non senti gli spari?»
«Quali spari? Qui sotto è tutto tranquillo…»
«Che botto! Questa era un bomba a mano, ci giurerei!»
«Ma che cazzo succede? Da me non si sente niente!»
«Ma non hai visto la TV?»
«No, perché?»
«Perché c’è la guerra, ecco perché. Lo dicono tutti i telegiornali.»
«E tu ci credi?»
«E perché non dovrei crederci?»
«Beh, prova a spegnere la TV…»
«Come?»
«Spegni quel maledetto affare!»
CLICK!
«Cavolo…»
«E allora?»
«Che silenzio…»
«Hai visto! Dai vieni al bar…»

giovedì 8 gennaio 2009

LA FINE

La trasformazione ebbe inizio.
Le prigioni riuscivano a stento a contenerlo. Era una massa informe di tentacoli ed escrescenze, nere carni maleodoranti e vischiosità aliene. Lo Strisciante rivelò il suo vero volto.
Tielsin prese per mano Velixia. A lei rimaneva solo un granello di antimateria, sufficiente per aprire uno squarcio nelle pareti, una finestra sul Cane Minore. Insieme i due astromanti richiamarono le meteore.
Iniziò così la pioggia di fuoco sopra il palazzo reale. Un attimo prima che l’edificio crollasse, seppellendo per sempre Jiman lo Strisciante, Tielsin e Velixia afferrarono un bagliore di luna.
E nel cielo apparvero due stelle cadenti.

LA CHIAMATA INTERROTTA

Jiman era diventato buio cosmico, ma in quelle tenebre solide la magia che risiedeva nei due astromanti divenne la chiamata per l’avvento della sua progenie. L’universo si stava piegando. Presto i suoi figli avrebbero varcato la soglia. Nelle prigioni del palazzo reale li aspettava il primo banchetto.
«Venite figli miei. Vi donerò un mondo intero di ragioni per esistere…» disse lo Strisciante.
Ma nel telaio di tenebra avvenne lo strappo.
«Non è possibile…» sibilò Jiman, riprendendo forma umana. Nel corridoio le torce tornarono ad ardere, illuminando Tielsin e Velixia. Ma il piombo fuso nelle pareti era ancora a vantaggio dello Strisciante.

martedì 6 gennaio 2009

TU NON ESISTI

«Tu non esisti» sussurrò il mago. Un rivolo di sangue gli fuoriuscì dalla bocca.
L’Arcon torse la lama nelle viscere della sua vittima. Il mago urlò, ma continuò a vivere. Ancora per qualche istante…
«Tu non esisti, Arcon!» ripeté.
«Piantala con le assurdità, stregone. Deciditi a morire!» La voce del guerriero era fredda, impietosa.
«Certo che morirò, e ti ringrazio… Tu però non sei mai esistito!» La voce del mago era ormai un rantolo.
«E allora muori!» Urlò l’Arcon estraendo la lama.
Ma nel morire il mago aveva innescato il codice.
L’Arcon svanì nell’aria, proprio come se non fosse mai esistito.

domenica 4 gennaio 2009

LA BAMBINA DEI RAGNI

La Bambina dei Ragni pizzica le corde dei suoi amici, invitandovi alla danza.
È un ballo per pochi, la festa degli insetti e degli aracnidi. Qualcuno potrebbe spaventarsi, pensare male, o che so io, spruzzare del DDT.
“Maledetti insetti”, pensa la gente, tra gli scaffali del supermercato. “Un prodotto concentrato, ecco quel che ci vuole!”
Il ragno penzola sul filo e fa una giravolta. A pranzo lo aspetta un moscerino. Ascolta la musichina, poi risale su. Ha le sue faccende da sbrigare.
Gli uomini intanto continuano a comprare: DDT, bagnoschiuma, latte a lunga conservazione.
La Bambina dei Ragni riprende a suonare.

RITA

Rita danzava col vento, e fu lui a rapirla.
Pic-nic in riva al lago, farfalle impazzite di un aprile assolato. Una bottiglia di bianco frizzante, grissini al sesamo e datteri. Le dissi: “Sei fantastica!”. Lei rise e incominciò a ballare.
A luglio successe di notte, sulla spiaggia. Le stelle potrebbero raccontarvelo. La luna invece no. Se la faceva con il mare…
Poi venne quel giorno d’ottobre, sopra un letto di foglie di platano. Piroette. Baci. Le sussurrai: “Ti amo!” Mi rispose ridendo…
Fu il vento di febbraio a portarmela via, quello che ti gela le ossa, quello che ti spezza dentro.