Quarant'anni a sezionare cadaveri in una stanza sterile dove il fascino e le ambizioni della medicina erano presto sfumate in cinismo e noia.
Ancora un paio di giorni, la fine della settimana, e sarebbe arrivata la pensione.
Quella notte, sul lettino dell'obitorio, la sua paziente era una donna sulla sessantina, caucasica, bionda. Due coltellate al petto, sopra il seno sinistro. Segni particolari: il tatuaggio di una piccola farfalla sulla spalla; lo stesso tatuaggio di trent'anni prima.
Lui la osservò meglio riconoscendo quel volto, celato sotto un velo di rughe.
Per la prima volta in quarant'anni di servizio, pianse per una paziente.